L’indagine sull’omicidio di Maria Denisa Adas, che ha condotto all’arresto del 32enne Vasile Frumuzache, si arricchisce di sviluppi drammatici e misteriosi.
Dopo la confessione dell’uomo, sono emersi particolari che mettono in discussione la sua versione dei fatti, al punto da far ipotizzare la possibile presenza di complici e un numero di vittime maggiore rispetto a quanto inizialmente supposto.
Le autorità stanno esaminando elementi rinvenuti durante una perquisizione nella sua abitazione di Monsummano, che fanno pensare a ulteriori delitti. Questi indizi, pur meno evidenti rispetto al caso della BMW di Ana Maria Andrei – prima vittima nell’estate 2024 – meritano approfondimenti.
Si profila un killer seriale?
Le autorità non escludono che Frumuzache possa essere un assassino seriale. Si stanno vagliando casi di donne scomparse nelle aree frequentate dall’indagato, sia in Toscana sia in Sicilia, in provincia di Trapani, dove risiedono alcuni suoi familiari. La procura di Prato ha disposto l’analisi di sette anni di traffico telefonico, per identificare eventuali contatti con altre possibili vittime. Proprio da una SIM riattivata la sera del 15 maggio 2025, appartenente ad Ana Maria Andrei, è emerso un legame diretto con la tragica fine di Denisa.
Contraddizioni nella confessione
Il racconto di Frumuzache sul delitto di Denisa presenta molte zone d’ombra. L’uomo sostiene di averla strangolata e poi decapitata nella stanza di un residence, dove avevano avuto un rapporto sessuale a pagamento. Tuttavia, l’assenza totale di tracce di sangue e di segni di pulizia nella stanza getta dubbi sulla veridicità delle sue parole. Secondo gli investigatori, questa discrepanza apre alla possibilità che vi siano stati complici, soprattutto nel trasporto e nell’occultamento del corpo. Un ‘buco’ nella videosorveglianza confermerebbe questa ipotesi.
L’aggressione in carcere: vendetta o falla nella sicurezza?
Sabato 7 giugno si è svolta l’udienza di convalida del fermo a carico di Frumuzache, accompagnata da un interrogatorio davanti al gip del tribunale di Prato. Proprio quella mattina, il 32enne è stato vittima di una violenta aggressione in carcere: un altro detenuto, cugino della prima vittima Ana Maria Andrei, gli ha gettato olio bollente in faccia, provocandogli ustioni di secondo grado. Frumuzache è stato curato in ospedale e poi riportato in cella.
La procura ha aperto un fascicolo sull’episodio. Il procuratore Luca Tescaroli aveva chiesto massima sorveglianza, vista l’elevata possibilità di ritorsioni. Tuttavia, la protesta di altri detenuti romeni ha portato al suo spostamento dalla sezione protetta a una comune, dove è avvenuta l’aggressione. «L’attacco è avvenuto senza alcun controllo, fatto gravissimo», ha dichiarato Tescaroli.
Ana Maria Andrei: scomparsa classificata come “allontanamento volontario”
La vicenda di Ana Maria Andrei era inizialmente archiviata come una fuga volontaria. La donna, residente a Montecatini, era scomparsa nell’agosto 2024, ma le indagini si erano fermate. Solo dopo la confessione di Frumuzache si è risaliti alla sua tragica fine: i resti, ritrovati in un canneto vicino a un casolare, erano nascosti tra i rovi, non lontano da dove è stato ritrovato anche il corpo di Denisa. L’identificazione ufficiale di Ana Maria potrà avvenire solo tramite l’esame del DNA, attualmente in corso. Nel frattempo, a Pistoia si svolgerà l’autopsia sul corpo di Denisa.
Emergenza sicurezza nel carcere di Prato
L’aggressione subita da Frumuzache ha riacceso il dibattito sulla sicurezza all’interno del carcere di Prato. Ivan Bindo, segretario provinciale Uil-Pa Polizia Penitenziaria, ha denunciato la situazione come «critica e fuori controllo». La collocazione dell’indagato era stata difficoltosa fin dal suo arrivo, a causa della protesta dei detenuti romeni contro la sua presenza nella sezione ‘Protetti’. Trasferito in una sezione ordinaria, è stato attaccato da un altro detenuto romeno che lo ha attirato al cancello della cella prima di lanciargli in volto l’olio bollente.
Prato: un carcere al collasso
Secondo la Uil-Pa, l’intera situazione del carcere pratese è al collasso. Manca personale qualificato: circa 700 agenti sono necessari in Toscana per garantire un controllo efficace. Solo due giorni prima, un altro episodio violento aveva visto protagonisti cinque detenuti nordafricani, che hanno aggredito un agente con spranghe e bastoni durante una rivolta nella sezione media sicurezza. Il tempestivo intervento del personale antisommossa ha evitato il peggio.
Conclusione: un’inchiesta dalle molte ombre
Il caso Frumuzache continua a sollevare interrogativi. Le contraddizioni nella confessione, la possibilità di complici e la prospettiva di nuove vittime rendono l’inchiesta della procura di Prato sempre più delicata e complessa. La verità su questo presunto serial killer delle prostitute potrebbe essere ancora lontana, ma i magistrati sono determinati a non lasciare nulla d’intentato.