Nel giallo di Garlasco, un nome torna prepotentemente alla ribalta: quello di Ermanno Cappa, padre delle cugine gemelle di Chiara Poggi, la ragazza brutalmente uccisa il 13 agosto 2007. A distanza di quasi due decenni, il settimanale “Giallo” diretto da Albina Perri ha pubblicato una serie di intercettazioni risalenti proprio a quell’anno, che gettano una luce inquietante su alcuni retroscena rimasti per troppo tempo nell’ombra. Le conversazioni telefoniche, rimaste fino ad ora sepolte negli archivi giudiziari, mettono in dubbio l’immagine di un padre semplicemente apprensivo e delineano invece un uomo estremamente attivo, coinvolto e, forse, determinato a influenzare il corso dell’indagine e della narrazione mediatica.
Intercettazioni dimenticate: la voce di Ermanno Cappa torna a farsi sentire
Le telefonate intercettate nel 2007 rivelano un attivismo febbrile da parte di Cappa. In uno dei passaggi chiave, datato 24 agosto 2007, l’uomo raccomanda alla figlia Stefania di mantenere un basso profilo davanti alle telecamere, aggiungendo parole pesanti: “Non andare davanti alle telecamere a fare ridere i polli, stanno prendendo per il culo tutto il mondo”. Un tono duro, che lascia emergere la frustrazione ma anche una strategia. In quelle settimane, infatti, il quotidiano Libero stava pubblicando documenti considerati scottanti. Cappa appare impegnato in una fitta rete di contatti con politici, giornalisti e persino con il Garante della Privacy. Il tutto, secondo quanto emerge dalle intercettazioni, per cercare di bloccare la pubblicazione di quelle informazioni.
Pressioni politiche e incontri con le istituzioni: cosa c’era davvero in gioco?
Il 3 ottobre 2007, un’altra intercettazione mostra Paola Cappa – sorella gemella di Stefania – discutere con il padre dei messaggi privati scambiati con Chiara, finiti poi sui giornali. Ermanno pare soddisfatto dell’intervento di alcuni esponenti politici e giornalistici, affermando che il presidente del Consiglio nazionale dei giornalisti avrebbe “cazziato” l’Ordine di Torino per la gestione del caso da parte de La Stampa. In un altro dialogo, datato 11 ottobre, lo stesso Cappa comunica alla moglie di avere un incontro fissato con un alto funzionario del Garante della Privacy e con alcuni deputati. Obiettivo dichiarato: risalire alla fonte dei documenti trafugati e attaccare Vittorio Feltri, all’epoca direttore di Libero.
Ma tutto questo zelo era davvero dettato soltanto dalla preoccupazione per la privacy familiare? Oppure Cappa cercava di modificare o indirizzare il racconto pubblico dell’indagine, forse nella speranza di proteggere qualcuno?
Un supertestimone, una borsa pesante e un canale dimenticato
A rendere ancora più fosca l’intera vicenda, è il recente ingresso in scena di un supertestimone. Dopo 18 anni di silenzio, l’uomo ha raccontato agli inquirenti di aver visto Stefania Cappa entrare la mattina del 13 agosto 2007 – proprio il giorno del delitto – nella casa della nonna paterna a Tromello, portando con sé una borsa molto pesante. Poco dopo, sempre secondo la sua testimonianza, si sarebbe udito un tonfo in acqua proveniente dal canale adiacente l’abitazione. Quel canale, inspiegabilmente, non fu mai dragato all’epoca. Solo oggi, grazie a questa nuova dichiarazione, è stato svuotato dai carabinieri e ha restituito oggetti di metallo: un martello da muratore, un’ascia, un attizzatoio. Strumenti compatibili, secondo i consulenti tecnici, con le ferite inferte a Chiara Poggi.
Tante domande e poche certezze
A distanza di anni, quello che emerge dalle intercettazioni e dalle nuove indagini non offre verità assolute, ma solleva interrogativi pesanti. Perché Ermanno Cappa si muoveva tra Roma e le redazioni? Perché tanto impegno per “zittire” la stampa? E che ruolo avevano davvero le figlie, Paola e Stefania, nella quotidianità di Chiara e nei momenti precedenti alla tragedia?
Alcuni amici della comitiva, secondo le ricostruzioni giornalistiche, avrebbero fornito versioni discordanti rispetto ai tabulati telefonici, creando ulteriori contraddizioni in un’inchiesta già fragile in molti punti. Le intercettazioni riportate da Giallo non fanno che aggiungere altri tasselli a un puzzle mai davvero ricomposto. Il caso Garlasco, dopo quasi vent’anni, continua ad avvolgersi in una nebbia di dubbi, omissioni e possibili depistaggi.
Un’eco che non si spegne
Oggi, le parole registrate nel 2007 tornano a farsi sentire con una forza inquietante. La figura di Ermanno Cappa appare sotto una nuova luce: non più solo quella di un genitore protettivo, ma anche di un uomo che forse ha cercato di condizionare il corso degli eventi. Che fosse per difesa, per timore o per qualcosa di più, resta da accertare. Quel che è certo è che il caso Chiara Poggi, lungi dall’essere concluso, continua a riservare sorprese. E il silenzio di ieri potrebbe presto lasciare spazio a nuove, clamorose verità.