Il caso Garlasco, uno dei misteri giudiziari più discussi degli ultimi vent’anni, si arricchisce continuamente di nuove supposizioni, teorie alternative e ricostruzioni. Tuttavia, i genitori di Chiara Poggi decidono ora di mettere fine a un’altra delle ipotesi circolate di recente, quella riguardante la misteriosa “borsetta scomparsa” della figlia. Secondo alcune teorie, all’interno di quell’oggetto si sarebbe potuto nascondere addirittura il nome dell’assassino. Ma è proprio la famiglia Poggi a chiarire tutto: “La borsetta è sempre stata con noi”, affermano senza esitazione.
Durante un’intervista rilasciata a Studio Aperto, i coniugi Giuseppe Poggi e Rita Preda mostrano pubblicamente la borsa appartenuta a Chiara, spiegando come essa non sia mai sparita e che, anzi, fu riconsegnata loro dai carabinieri pochi giorni dopo il 13 agosto 2007, data dell’omicidio. “Ci è stata restituita quando ci trovavamo nella casa di Gropello”, racconta la madre. “Poi quella casa subì un furto, ma la borsa non fu mai rubata”.
Nessun mistero sulla borsetta: “Ce l’abbiamo sempre avuta noi”
Con tono risoluto, Giuseppe Poggi ha voluto chiudere definitivamente la questione che in tanti hanno rilanciato, soprattutto sui social e nei programmi televisivi di approfondimento. “Chiarisco subito questa faccenda, così non fanno più trasmissioni parlando di una borsa sparita e dei segreti che avrebbe potuto contenere”, ha dichiarato. La coppia intende così proteggere la memoria della figlia e impedire che si alimentino inutili e dolorose speculazioni mediatiche.
Nessun legame con il Santuario della Madonna della Bozzola
Un’altra pista emersa negli ultimi anni riguarda un presunto collegamento tra l’omicidio e un’inchiesta su uno scandalo a sfondo sessuale che coinvolgerebbe il Santuario della Madonna della Bozzola, poco distante da Garlasco. Anche in questo caso, i genitori smentiscono con fermezza: “Chiara non frequentava quel luogo, ci andava solo in occasione del lunedì di Pasqua”, dichiara il padre. La madre conferma: “Mia figlia non aveva alcun legame con le Bozzole”.
Nonostante le indagini abbiano accertato che Chiara aveva effettuato alcune ricerche online riguardo al santuario, per i familiari si tratta di un elemento privo di significato. Nessuna prova concreta, infatti, è emersa che possa suggerire un reale coinvolgimento della ragazza nei fatti oggetto dell’inchiesta del 2014.
Un caso che si complica: nuove analisi genetiche e la pista Sempio
Nel frattempo, l’inchiesta torna a far parlare di sé anche per le novità emerse a livello investigativo. Il 17 giugno è prevista l’apertura dell’incidente probatorio, durante il quale verranno analizzati i materiali genetici rinvenuti sotto le unghie della vittima. Inoltre, sarà esaminata una particolare impronta digitale, denominata “papillare 33”, che gli investigatori ritengono possa appartenere ad Andrea Sempio, amico di Chiara all’epoca dei fatti.
Sempio era già finito sotto i riflettori diversi anni dopo la condanna definitiva di Alberto Stasi, ex fidanzato della giovane, ritenuto colpevole del delitto dalla Corte di Cassazione. I legali di Stasi, da sempre convinti dell’innocenza del loro assistito, sostengono che la tonalità della famosa impronta suggerirebbe la presenza di sangue, aprendo così nuovi interrogativi sul reale svolgimento dei fatti quel tragico 13 agosto 2007.
Una città sotto assedio mediatico
Il padre di Chiara Poggi, con una punta di amarezza, sintetizza perfettamente l’atmosfera che si respira a Garlasco: “Ormai ci sono più testimoni che abitanti”. Una frase che esprime in modo emblematico la sensazione di accerchiamento e sovraesposizione vissuta dalla comunità locale, costantemente al centro dell’attenzione di media, opinionisti e teorici del complotto.
Il delitto di Chiara Poggi continua a interrogare l’opinione pubblica italiana, ma la famiglia della vittima ribadisce con forza il proprio rifiuto di alimentare speculazioni infondate, riaffermando la volontà di mantenere la verità dei fatti separata dal sensazionalismo.