Mentre il mondo attende con crescente interesse l’avvio del nuovo Conclave, il Vaticano entra nel vivo dei preparativi. Nella mattinata di venerdì 2 maggio, è stato installato il tradizionale comignolo sul tetto della Cappella Sistina, da cui usciranno le famose fumate che comunicheranno l’esito delle votazioni per l’elezione del nuovo Pontefice. Le prime prove tecniche sono previste prima dell’inizio ufficiale delle votazioni, fissato per il pomeriggio del 7 maggio.
La canna fumaria è collegata a una stufa situata all’interno della Cappella Michelangiolesca, lo stesso dispositivo usato dal 1939. Qui, i cardinali elettori bruceranno le schede dei voti espressi, e la fumata – bianca o nera – indicherà al mondo se un nuovo Papa è stato eletto.
Fumate simboliche: nera o bianca?
La fumata nera segnala l’assenza di una maggioranza qualificata; la bianca, invece, indica che il nuovo Pontefice è stato scelto. Fino al 2005 esisteva anche una fumata gialla, usata come test tecnico. Le fumate vengono prodotte tramite precise combinazioni chimiche: per la nera si utilizzano perclorato di potassio, antracene e zolfo; per la bianca clorato di potassio, lattosio e colofonia. Dal Conclave del 2005 è stata introdotta una seconda stufa che impiega fumogeni artificiali per rendere i colori più visibili.

Un Conclave dal significato storico
Il Conclave che sta per iniziare si annuncia tra i più delicati degli ultimi tempi. Non si tratterà solo della scelta del nuovo Vescovo di Roma, ma anche della definizione del futuro ruolo della Chiesa cattolica nel contesto globale. In gioco ci sono dinamiche religiose, culturali e politiche. I cardinali si riuniranno nella Cappella Sistina non solo per ascoltare lo Spirito Santo, ma anche consapevoli delle aspettative geopolitiche provenienti da capitali come Washington, Pechino, Berlino e Parigi.
Con la scomparsa di Papa Francesco, si chiude un’epoca fatta di riforme, sinodalità e apertura al dialogo. Ma il suo pontificato, per quanto innovativo, non ha messo tutti d’accordo, e le tensioni emerse all’interno della Chiesa potrebbero riflettersi anche nella scelta del successore.
Gli interessi internazionali
Cina: Pechino guarda con attenzione al nuovo Pontefice. L’accordo segreto firmato nel 2018 tra il Vaticano e il governo cinese sui vescovi è ancora in vigore, e il Partito Comunista preferirebbe una figura diplomatica e non provocatoria. In questo senso, il cardinale Pietro Parolin – Segretario di Stato e autorevole interlocutore nella trattativa con la Cina – rappresenta una scelta “gestibile” e ben vista.
Stati Uniti: La Chiesa cattolica americana è profondamente divisa. I settori più conservatori sperano in un Papa capace di fermare quella che definiscono una “deriva progressista”. Tra i nomi più citati c’è il cardinale Timothy Dolan, arcivescovo di New York, sostenuto da ambienti repubblicani, incluso l’ex presidente Donald Trump. Tuttavia, Dolan non raccoglie ampi consensi tra i cardinali provenienti dal Sud del mondo.
Francia e Germania: La Francia laica ma attenta alla coesione sociale guarda con favore al cardinale Jean-Marc Aveline, arcivescovo di Marsiglia e promotore del dialogo interreligioso. In Germania, invece, la Chiesa è spaccata tra apertura e dottrina. Il cardinale Mϋller, figura teologicamente rigida, è troppo divisivo. Più apprezzato in ambito istituzionale è il cardinale Reinhard Marx, considerato moderatamente riformista.
Le carte italiane
Dopo decenni senza un Papa italiano, torna a circolare l’idea di un pontefice “di casa”. Il nome più trasversale è quello del cardinale Matteo Zuppi, attuale presidente della CEI e arcivescovo di Bologna. Uomo di dialogo, molto attivo su scenari internazionali come l’Ucraina e l’Africa, Zuppi è vicino alla Comunità di Sant’Egidio e ben radicato nel tessuto ecclesiale europeo. Anche Parolin resta una figura di peso tra i papabili italiani.
Sebbene ufficialmente il governo italiano mantenga un profilo neutrale, è difficile pensare che i palazzi del potere restino del tutto disinteressati a una decisione così cruciale, anche per gli equilibri diplomatici globali.