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Omicidio Poggi, Stasi e Sempio: Marco Travaglio stronca il “metodo Iene” sul caso Garlasco: "Una vergogna inaccettabile!"

Omicidio Poggi, Stasi e Sempio: Marco Travaglio stronca il “metodo Iene” sul caso Garlasco: “Una vergogna inaccettabile!”

Il caso di cronaca nera di Garlasco, come molti altri che hanno catalizzato l’attenzione nazionale, trascende da tempo i confini delle aule di tribunale per trasformarsi in un vero e proprio fenomeno mediatico. L’opinione pubblica, dismessi i propri ruoli quotidiani, assume quello di giudice, investigatore e avvocato, dando vita al cosiddetto processo mediatico. Una dinamica ben sintetizzata da Marco Travaglio, ospite dell’associazione “I ragazzi di via d’Amelio”, che parla di un vero e proprio “metodo Iene”, ossia di un format che trasforma fatti complessi in spettacolo, con conseguenze profonde sulla percezione della verità.

Processo mediatico: opinioni al posto della verità

Secondo Travaglio, casi come quello di Garlasco o della strage di Erba sono emblematici di come i media spesso riducano la complessità giudiziaria a un reality show, dove le informazioni sono spesso frammentarie e basate su voci di corridoio, testimoni indiretti o pettegolezzi: “Si lanciano accuse con prove da barbiere, si ignorano i diritti alla privacy di persone comuni che non hanno chiesto nulla se non vivere la loro vita lontano dai riflettori. Si danno in pasto nomi e vite private a televisione, social e stampa senza alcun riguardo.”

Il giornalista sottolinea come questa modalità sia dannosa soprattutto per i cittadini comuni, che a differenza delle figure pubbliche non dovrebbero subire questo tipo di trattamenti. “Perché un privato cittadino deve essere stritolato dall’occhio mediatico in modo così sguaiato? Quale interesse pubblico giustifica questa morbosa attenzione?”

Politici sotto i riflettori: un trattamento diverso?

Travaglio osserva che la dinamica cambia quando i protagonisti sono politici, come nel caso di Berlusconi o dello scandalo Clinton-Lewinsky. Qui, la pubblicità e il processo mediatico sembrano quasi parte integrante della sfera pubblica, mentre per i privati cittadini resta un abuso. Questa disparità mette in evidenza una linea di confine labile e spesso ignorata nel modo in cui i media trattano le persone coinvolte in scandali o inchieste.

Trattativa Stato-mafia: un fatto storico o un reato?

Il discorso si sposta poi sulla trattativa Stato-mafia, argomento centrale dell’incontro con i ragazzi di via d’Amelio. Travaglio precisa che riconoscere l’esistenza di questa trattativa non equivale automaticamente a dichiarare un reato, ma è piuttosto il riconoscimento di un fatto storico. Nel 1992, dopo la strage di Capaci, alcuni ufficiali del ROS dei Carabinieri si sarebbero rivolti a Vito Ciancimino, noto esponente mafioso, per tentare una mediazione con i vertici di Cosa Nostra.

L’obiettivo mafioso era chiaro: far cessare le bombe e ristabilire un equilibrio politico che favorisse il ritorno della connivenza tra Stato e mafia, infranta dalle dure condanne confermate dalla Cassazione nei primi anni ’90. La violenza terroristica serviva dunque a un fine politico preciso, “a lavare con il sangue il tradimento di Andreotti e Salvo Lima”, spiega Travaglio.

La nascita di Forza Italia e il ruolo della politica

Il giornalista ricorda come la nascita di Forza Italia sia stata legata a Marcello Dell’Utri, poi condannato per concorso esterno in associazione mafiosa, sottolineando che la classe politica italiana di quegli anni avrebbe favorito un ricambio funzionale agli interessi mafiosi. Travaglio esprime dubbi sul fatto che i Carabinieri abbiano agito senza ordini superiori, ma fa notare che la Cassazione ha assolto tutti gli imputati, ipotizzando una sorta di “incompetenza” o ignoranza del governo di allora di fronte alle dinamiche mafiose.

Secondo Travaglio, sia governi di centrodestra che di centrosinistra avrebbero in qualche modo assecondato richieste provenienti da Cosa Nostra, con leggi che in alcuni casi risultarono favorevoli agli interessi mafiosi, senza esserne pienamente consapevoli.

Mafia oggi: meno violenza, più affari

Chiudendo il suo intervento, Travaglio sottolinea come la mafia contemporanea abbia cambiato strategia. Uccidere non è più la priorità: “La violenza è un’extrema ratio quando gli affari vanno male.” Le mafie oggi puntano a un controllo più silenzioso, soprattutto sul fronte economico.

Grandi opere infrastrutturali come il Ponte sullo Stretto o la Tav, ma soprattutto i fondi del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr), rappresentano oggi l’obiettivo principale per le organizzazioni criminali, che cercano di infiltrarsi e appropriarsi di risorse pubbliche importanti, lontano dai riflettori e senza più sparare bombe come un tempo.

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