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"Martina Carbonaro, 14 anni, uccisa da Alessio Tucci: 'Mi aveva lasciato, non voleva tornare con me'"

Martina Carbonaro, il racconto delle compagne: “Così l’ex fidanzato la controllava”

Lunedì mattina era cominciata come tante altre per gli studenti dell’Istituto alberghiero “Andrea Torrente” di Casoria. Le campanelle suonavano, i corridoi si animavano e le lezioni procedevano come di consueto. Ma quella giornata, apparentemente normale, si è trasformata in una delle più dolorose per l’intera comunità scolastica. Durante una lezione d’italiano, la professoressa Michela Pascià ha notato lo sguardo fisso e distante di una sua alunna, Martina Carbonaro, appena quattordicenne. “Martina, va tutto bene?”, le aveva chiesto con dolcezza. La ragazza, come era solita fare, aveva sorriso, rispondendo con un “sì” rassicurante. Un sorriso che oggi pesa come un addio mai pronunciato.

Come raccontato da la Repubblica nella cronaca locale napoletana, nel posto dove Martina si sedeva in classe c’era una scritta colorata fatta a mano: “Ti amo Alessio”. Un pensiero d’amore adolescenziale inciso sul muro accanto al banco. Oggi, al posto di quella frase, ci sono fiori. Fiori lasciati da chi le ha voluto bene, compagni e insegnanti che non riescono a darsi pace. Angela, la compagna di banco, ha raccontato che Martina sognava di entrare nell’Arma dei Carabinieri, un desiderio che testimoniava il suo carattere forte, determinato e pieno di speranza. Ma recentemente aveva chiuso una relazione sentimentale: “Mi disse che non sentiva più quello che provava all’inizio”, sussurra con voce rotta. “Lui non l’aveva presa bene. L’aspettava sotto casa, cercava in ogni modo di convincerla a tornare con lui. Ma lei aveva deciso. A quattordici anni non si può morire così”.

Il silenzio della scuola e le parole non dette

Martedì, alle 11:30 in punto, l’istituto si è fermato. Un minuto di silenzio ha attraversato le aule, seguito da un lungo e commosso applauso. Oltre 1.500 studenti si sono uniti in un momento collettivo di dolore. In fondo all’aula dove studiava Martina è stato realizzato un murale con la scritta: “Martina vive”. I suoi compagni hanno lasciato messaggi, frasi, pensieri. Uno su tutti colpisce: “Sei andata via, ma il tuo ricordo resta dentro ognuno di noi”. Ileana, una studentessa della stessa classe, ha scritto parole di rabbia e dolore: “Non ti invito all’ultimo appuntamento e ti porto in un casolare. Sei sporco dentro”. Le parole, ora, hanno un peso che ferisce più di mille silenzi.

Gelosie, silenzi e segnali trascurati

Col passare delle ore, emergono dettagli inquietanti legati alla storia tra Martina e Alessio Tucci, il 19enne arrestato con l’accusa di omicidio. Alcuni messaggi pubblicati su TikTok rivelano un atteggiamento ossessivo e possessivo: “Sei troppo bella, non voglio che ti vedano gli altri ragazzi”. Secondo le amiche di Martina, quel messaggio sarebbe stato proprio opera dell’ex fidanzato. La professoressa Pascià ha ricordato che Martina le aveva parlato delle gelosie del ragazzo, minimizzando però le sue preoccupazioni: “Diceva che era solo un po’ possessivo, nulla di grave”. Alcuni compagni raccontano che Martina evitava perfino di guardare in faccia i coetanei maschi, per paura di scatenare la gelosia del fidanzato. Eppure, era una ragazza che distingueva il bene dal male, che amava studiare, che aveva già chiari obiettivi per il proprio futuro.

La voce dei compagni, il dolore della scuola

Tra i più scossi c’è Carlo, 17 anni, che giocava a calcio con Alessio: “Sembrava un ragazzo normale. Mi aveva raccontato che con Martina litigavano spesso. Quando ho saputo che era stato lui mi è venuto il voltastomaco”. Il dolore è condiviso, ma anche la necessità di riflettere. La preside dell’Istituto, Annamaria Orso, ha mostrato agli studenti il suo cellulare e ha detto parole forti: “Questo è solo un oggetto. Non può sostituire le persone. Non affidatevi ai social per sfogarvi. Le emozioni si vivono con gli altri, non con uno schermo”.

“Mi sento tradita da una società che non sa proteggere le sue ragazze”

Tra i tanti omaggi a Martina, spicca il toccante ricordo pubblicato su Facebook dalla professoressa Carla Caputo, che con lei aveva un legame speciale: “Scherzavamo spesso. ‘Professoressa, mi chiamo Carbonaro, non Carbonara’, mi diceva. E io ridevo: a me la carbonara piace, e tu sei bella e buona come un piatto di carbonara. Non posso accettarlo. Mi sento tradita da una società che non protegge le sue ragazze, da un sistema che ancora minimizza la violenza. Ogni volta che perdiamo una ragazza, perdiamo un pezzo del nostro futuro. È come se mi avessero strappato l’anima. Ciao Martina, riposa in pace”.

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