L’ultima puntata de La Vita in Diretta, condotta da Alberto Matano, ha riportato sotto i riflettori uno dei casi giudiziari più controversi d’Italia: l’omicidio di Chiara Poggi, per il quale è stato condannato Alberto Stasi. La trasmissione ha approfondito le recenti novità emerse da una perizia psicologica redatta nel carcere di Bollate nel febbraio 2024, sollevando interrogativi inquietanti e alimentando un acceso dibattito in studio.
Il profilo psicologico di Stasi: un lato oscuro che fa discutere
Durante la trasmissione, Matano ha letto alcuni estratti della relazione stilata dagli psicologi del carcere milanese. Il contenuto della valutazione è stato definito allarmante: “L’individuo presenta tratti compatibili con forme di parafilia, evidenziando modalità di ricerca del piacere non convenzionali. Si segnala inoltre una ossessiva catalogazione di contenuti, con abituale fruizione di materiale pornografico, anche raccapricciante e violento. Sono comportamenti eccessivi, persino considerando la giovane età e la scoperta della sessualità”.
A commentare in studio Roberta Bruzzone, criminologa ed esperta forense, che ha espresso giudizi molto netti: “Si tratta di un disturbo del desiderio che organizza l’impulso sessuale su stimoli devianti. Dai dati informatici analizzati, emerge una fruizione sistematica di video estremi, a tematica disturbante. Aveva un archivio così ricco da rivaleggiare con quello di collezionisti esperti. E questa parte oscura di sé, Stasi l’ha sempre celata, anche il giorno dell’omicidio ha visionato contenuti per oltre 40 minuti senza mai ammetterlo”.
Secondo Bruzzone, questo aspetto nascosto della personalità di Stasi potrebbe essere la chiave del possibile movente: “Se Chiara avesse scoperto quel lato segreto, avrebbe potuto diventare una minaccia per lui. Una persona da zittire per non rischiare che rivelasse quel segreto”.
Tensione in studio tra Roberta Bruzzone e l’avvocato De Rensis
Dopo il servizio e le affermazioni forti di Bruzzone, è intervenuto in collegamento Antonio De Rensis, legale storico di Alberto Stasi. Il tono del confronto si è fatto subito teso: “Invito la dottoressa Bruzzone, se ha così tante certezze, a redigere una consulenza e inviarla alla Procura di Pavia. È curioso che, con tutte queste meravigliose teorie, la Procura stia ancora indagando. Lei ride? No, no, mi scusi, io non l’ho interrotta. Prego, parli pure!”.
Bruzzone ha replicato prontamente, visibilmente irritata: “Una consulenza si presenta solo su richiesta ufficiale. Lei lo sa perfettamente. Non posso certo mandarla di mia iniziativa. Se la Procura me la chiede, sono a disposizione”.
La tensione è salita ulteriormente quando De Rensis ha lanciato una stoccata diretta: “Il problema con la dottoressa Bruzzone è che spesso si comporta come se avesse l’unica verità possibile. Ma qui stiamo parlando di un nuovo procedimento, non di quello già concluso. Il processo a Stasi ha prodotto una condanna motivata, e parlare ora di quell’esito in relazione alle nuove indagini rischia di creare confusione”.
Quando la criminologa ha accennato un sorriso ironico, De Rensis ha perso la pazienza: “Dottor Matano, lei che è una persona equilibrata… mi lasci finire. La dottoressa ride perché forse non è abituata alla mia educazione”.
Bruzzone, con tono sarcastico ma fermo, ha ribattuto: “Rido perché la sua modalità mi diverte. Trovo certe esternazioni teatrali. Qui siamo tutti educati, ma anche concentrati sui fatti. L’educazione va bene, ma non dev’essere un pretesto per zittire chi espone fatti concreti”.
Scintille finali e un confronto che divide l’opinione pubblica
Il confronto, diventato quasi un botta e risposta serrato, si è chiuso con un’ultima frecciatina dell’avvocato: “La relazione dello psicologo, così cara alla Bruzzone, la si può benissimo inviare alla Procura…”. Ma la criminologa lo ha subito corretto: “Interessava a me? Semmai ha colpito milioni di telespettatori”. De Rensis ha reagito stizzito: “Milioni? Miliardi, tutto l’universo! È davvero faticoso confrontarsi con lei, è una fatica immane”.
La puntata si è conclusa tra il fermento degli ospiti e il visibile imbarazzo di Alberto Matano, che ha cercato di riportare il focus sulla gravità del caso, ricordando che la verità giudiziaria deve sempre confrontarsi con i nuovi elementi investigativi.