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E se Stasi fosse Innocente? Omicidio Poggi: Il Prezzo Incalcolabile di 3450 Giorni da Non Colpevole.

E se Stasi fosse Innocente? Omicidio Poggi: Il Prezzo Incalcolabile di 3450 Giorni da Non Colpevole.

E se la verità sul delitto di Garlasco fosse ancora nascosta? Dopo quasi un decennio trascorso dietro le sbarre, la vita di Alberto Stasi potrebbe subire una svolta inattesa. Una revisione del processo, alimentata da nuove tracce di DNA e scenari inediti, getta un’ombra inquietante sulla condanna definitiva per l’omicidio della fidanzata Chiara Poggi.

Immaginiamo per un istante che, diciotto anni dopo quel tragico ritrovamento nella villetta di via Pascoli, emerga un nome diverso, un profilo genetico sconosciuto, un dettaglio cruciale finora ignorato o celato. Un’ipotesi che smette di essere una sterile congettura da bar per farsi strada come una potenziale, sconvolgente verità.

La condanna a 16 anni inflitta ad Alberto Stasi, giunta al termine di un labirinto giudiziario fatto di assoluzioni, ribaltamenti e ricorsi, vacilla sotto il peso di una possibile revisione “vera”, come quelle che ribaltano le sorti nei film americani. Se un laboratorio forense dovesse decretare che il DNA rinvenuto sotto le unghie di Chiara non appartiene a Stasi, lo scenario cambierebbe radicalmente. Crollerebbero narrazioni consolidate, granitiche certezze, persino l’immagine del “colpevole perfetto” che l’opinione pubblica si era costruita.

Lui, Alberto Stasi. Il ragazzo “troppo freddo per essere innocente e troppo borghese per essere colpevole”. Colui che, solo contro tutti, tentava di spiegare l’inspiegabile, difendendosi da un’accusa mediatica feroce quanto quella giudiziaria. E se non fosse stato lui?

In uno scenario di accertata innocenza, lo Stato si troverebbe di fronte a un conto salatissimo. Non un semplice “mea culpa”, ma un risarcimento concreto per nove anni e mezzo di vita strappata, circa 3.450 giorni trascorsi in una cella. Il prezzo di un errore giudiziario in Italia si aggira intorno ai 600 euro al giorno, ma in casi mediatici come questo, la cifra potrebbe lievitare fino a 1.000 euro giornalieri, superando i 3 milioni di euro.

Cifre che, per quanto elevate, non potranno mai restituire il tempo perduto, cancellare l’infamante etichetta di “assassino” cucita sulla pelle, lenire le ferite invisibili delle notti insonni e dello stigma sociale. E soprattutto, non potranno rispondere alla domanda che tormenterebbe un uomo finalmente libero: “E se fossi stato innocente davvero?”.

Per ora, tutto resta confinato nel regno delle ipotesi. Ma se, anche tra anni, la verità dovesse emergere in tutta la sua drammaticità, lo Stato avrebbe il dovere di chiedere scusa. E di pagare, con gli interessi di un ritardo incolmabile, il prezzo di ogni singolo giorno. Non solo in denaro, ma anche in termini di peso, di vergogna, di una giustizia che ha fallito.

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