Digiuno Intermittente 16/8: Antonella Viola Smonta i Rischi secondo Studio USA

Antonella Viola, nota immunologa italiana, ha recentemente condiviso il suo punto di vista riguardo il digiuno intermittente 16/8, una pratica che prevede un intervallo di digiuno di 16 ore seguito da un periodo di 8 ore in cui è permesso alimentarsi. La sua analisi interviene a seguito della pubblicazione di uno studio americano che ha sollevato dubbi sull’impatto di tale regime alimentare sulla salute.

Secondo Viola, le conclusioni dello studio americano non sono convincenti e mancano di una solida base scientifica, descrivendole come “aria fritta”. L’immunologa sostiene che, sebbene la pratica del digiuno intermittente sia diventata popolare negli ultimi anni grazie ai suoi presunti benefici sul metabolismo e sulla perdita di peso, le evidenze scientifiche a riguardo sono ancora oggetto di dibattito.

L’esperta in immunologia e la sua critica verso lo studio emergono con particolare forza quando si sofferma sulla metodologia di raccolta dati utilizzata nella ricerca. “Innanzitutto, stando a quanto ammesso dagli stessi autori dello studio, ci basiamo su informazioni auto-riferite dai partecipanti, quindi prive di verifica, e limitate a soli due giorni”, evidenzia.

I dati in questione provengono dalle consuetudini alimentari di 20.000 individui, estratti dal database del Centers for Disease Control and Prevention degli Stati Uniti, che sono stati successivamente confrontati con i tassi di mortalità registrati nello stesso arco temporale negli USA.

“Bisogna anche considerare l’assenza di dettagli sull’alimentazione dei partecipanti: ciò significa che potremmo star comparando un vegano attento alla salute, che consuma frutta, verdure e legumi per 12 ore al giorno, con un individuo che omette i pasti principali e si abbuffa di hamburger, patatine fritte, bibite zuccherate e gelato a fine giornata”.

L’orario dei pasti, aspetto cruciale non preso in considerazione dallo studio, è noto per essere un fattore di rischio per problematiche cardiache e per la salute in generale. Proprio questo è uno degli obiettivi del digiuno intermittente: organizzare gli orari dei pasti ed evitare l’assunzione di cibo durante le ore serali. “Inoltre, mancano informazioni riguardo eventuali abitudini di fumo, consumo di alcol, attività fisica praticata dai partecipanti, la loro qualità del sonno e altre variabili che influenzano significativamente lo stato di salute”, aggiunge l’immunologa.

I dubbi sollevati dal professor Giuseppe Remuzzi

Anche Giuseppe Remuzzi, illustre direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri e professore emerito di Nefrologia presso l’Università degli Studi di Milano, condivide preoccupazioni simili riguardo gli effetti potenzialmente dannosi del digiuno intermittente sul lungo termine. “Esiste una netta distinzione tra un articolo pubblicato su una rivista scientifica di prestigio, che generalmente subisce mesi di revisione critica da parte di esperti, e una semplice comunicazione presentata durante un convegno”, prosegue Viola.

Perciò, appare ingiustificato il grande clamore suscitato da una mera presentazione di un gruppo di ricercatori che suggerisce un legame tra il digiuno intermittente (praticato per più di 16 ore al giorno) e un incremento significativo del rischio di mortalità. “Tale notizia genera confusione, allarma inutilmente ed è veramente dannosa.

Per tranquillizzare chi è stato colpito dal timore, è opportuno ricordare che non soltanto le sperimentazioni in laboratorio, ma anche le ricerche cliniche controllate e randomizzate finora condotte per esaminare gli effetti dell’alimentazione circadiana hanno evidenziato che essa è sicura e potenzialmente benefica per la nostra salute”.

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