Cop28: Mancata eliminazione dei combustibili fossili scatena l’ira dei Paesi poveri e dell’Ue

La nuova bozza del documento finale della Conferenza Onu sul clima si concentra esclusivamente sulla “riduzione”. L’approvazione potrebbe non essere garantita da parte dell’Europa, degli Stati insulari, dell’America Latina e di alcune nazioni africane.

Si chiama Licypriya Kangujam, ha 12 anni ed è originaria dell’India. È diventata l’emblema di un’intensa giornata alla Conferenza Onu sull’ambiente (Cop28), che, sebbene fosse la penultima in teoria, ha visto la sua presenza come uno dei momenti salienti.

Salvate il pianeta e il nostro futuro

Il suo ingresso ha interrotto la “sessione di alto livello” dei negoziatori nella sontuosa sala al-Ghafat del Dubai Exhibition Centre. L’attivista giovanissima si è avvicinata al palco con un cartello che recitava: “Abbandonate i combustibili fossili. Salvate il pianeta e il nostro futuro”. Quando la polizia l’ha accompagnata fuori, un fragoroso applauso ha accolto la sua azione, e la ragazza ha ricevuto i complimenti dal direttore generale della Cop28, Majid Al Suwaidi.

Tuttavia, pochi minuti dopo, la presidenza del vertice – rappresentata dal sultano Ahmed al-Jaber, amministratore delegato della compagnia petrolifera nazionale Adnoc – ha presentato una bozza del principale documento conclusivo che sembra contrastare le aspettative di Licypriya e dei numerosi ragazzi presenti a Dubai, i quali chiedevano un’autentica transizione energetica.

Stop all’eliminazione graduale dei combustibili fossili

Il testo provvisorio, giunto con oltre otto ore di ritardo rispetto alla tabella di marcia, ha accantonato l'”eliminazione graduale dei combustibili fossili”, supplicata per l’ennesima volta il giorno precedente dal segretario generale dell’Onu, António Guterres, tornato negli Emirati per il “gran finale”.

Invece, l’articolo 139 del testo parla della “riduzione del consumo e della produzione” di idrocarburi in modo “giusto, ordinato ed equo, per raggiungere l’azzeramento delle emissioni nette entro, prima o intorno al 2050”. Tuttavia, l’espressione diretta “combustibili fossili” rappresenta una novità nella diplomazia climatica.

Questa è stata l’unica concessione fatta dai petro-Stati, guidati dall’Arabia Saudita. Tuttavia, su un documento di 11.500 parole e ventuno pagine, l’espressione appare appena tre volte, risultando insufficiente per giustificare l’entusiasmo con cui Jaber ha annunciato “l’enorme passo avanti”.

L’Unione Europea, insieme ad altri favorevoli allo stop, ha reagito duramente, definendo il testo “uno schiaffo in faccia”. La ministra dell’Ambiente della Colombia ha espresso un secco rifiuto a nome dell’America Latina, che sostiene attivamente l’addio ai fossili.

Anche gli Stati Uniti hanno chiesto un “rafforzamento” del capitolo sul contrasto alle emissioni. Tuttavia, Jaber stesso ha ammesso che c’è “ancora molto lavoro da fare”.

Ci si attende, quindi, una maratona di incontri a porte chiuse e discussioni nei corridoi scintillanti dell’Exhibition Centre, che proseguirà nella giornata odierna. La battaglia negoziale per raggiungere un consenso tra i 197 Paesi presenti più l’Ue si prospetta intensa.

Il testo sembra notevolmente annacquato rispetto ai precedenti, compromettendo il suo ruolo di primo bilancio globale, il cosiddetto “Global stocktake”, per valutare gli impegni degli Stati per rispettare gli accordi di Parigi e delineare la rotta per il prossimo decennio.

La parte più critica è l’articolo chiave: il 39. Non solo si è sostituito “l’eliminazione” con “riduzione”, ma l’orizzonte temporale per il taglio di produzione e consumo è esteso a 27 anni, ben oltre il 2030 e le indicazioni dell’Ipcc per contenere il riscaldamento globale entro 1,5 gradi.

Ci sono comunque due punti positivi nel testo. Innanzitutto, l’impegno a triplicare le energie rinnovabili e a raddoppiare l’efficienza energetica entro il 2030. Infine, viene inserito un paragrafo sulla lotta alla deforestazione, riconoscendo l’importanza dei boschi come riserve di CO2.

Tuttavia, c’è ancora molta incertezza e resistenza da parte di diversi Paesi, e l’approvazione del documento finale resta incerta, con un duro confronto in corso nella speranza di raggiungere un accordo soddisfacente per tutte le parti coinvolte.