A distanza di quasi due decenni, l’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007, continua a far discutere e a generare nuove ombre.
Durante l’ultima puntata del programma Quarta Repubblica, condotto da Nicola Porro su Rete 4, è emersa una suggestiva ipotesi investigativa, finora trascurata dagli inquirenti ma rilanciata con forza in ambito mediatico: la possibile connessione tra Chiara e il Santuario della Bozzola, un luogo già sfiorato nelle prime fasi delle indagini, ma mai indagato a fondo.
A riportare l’attenzione su questo aspetto è stata l’avvocata Giada Bocellari, storica difensora di Alberto Stasi, che in diretta ha affermato: «Capire perché Chiara Poggi fece certe ricerche potrebbe forse essere la chiave per risolvere l’omicidio». Una frase che ha colpito per la sua chiarezza, riaccendendo l’interesse su uno dei dettagli più sfuggenti di tutta la vicenda.
Le ricerche di Chiara e l’ombra del Santuario: nuova pista o suggestione mediatica?
Secondo quanto emerso, Chiara Poggi potrebbe aver cercato online informazioni relative al Santuario della Bozzola, forse imbattendosi in contenuti scomodi o inquietanti.
Tuttavia, l’ipotesi – seppur affascinante – rimane al momento una costruzione giornalistica, più che una concreta linea d’indagine della magistratura. È la stessa Bocellari a sottolinearlo: «Si tratta di una suggestione basata su dichiarazioni, non ancora supportata da elementi oggettivi o fascicoli ufficiali».
Ciò non toglie che il tema sollevato contenga spunti inquietanti, specie alla luce delle dichiarazioni dell’avvocato Marco Lovati, difensore di Andrea Sempio, il giovane al centro della nuova fase investigativa.
Lovati ha riportato alla luce una vicenda dai contorni oscuri: due cittadini romeni, in passato, avrebbero tentato di ricattare il sacerdote del Santuario, don Gregorio Vitali, minacciando la diffusione di video compromettenti che avrebbero coinvolto presunti partecipanti a feste private.
Tra i nomi menzionati da uno dei ricattatori figurerebbero Andrea Sempio e le gemelle Cappa, in un contesto che, pur non risultando mai formalmente collegato all’omicidio Poggi, solleva nuove domande.

Ricatti, suicidi e misteri: il lato oscuro del caso Garlasco
Il ricatto si chiuse, all’epoca, con una condanna per estorsione nei confronti dei due romeni, ora irreperibili. Ma il caso, a quanto pare, ha lasciato dietro di sé una scia di eventi inquietanti, come racconta sempre Bocellari: nel 2017, in alcune intercettazioni ambientali, si fa riferimento al suicidio di un amico di Sempio. La legale ritiene che una catena di suicidi connessi – direttamente o indirettamente – al Santuario potrebbe essere una pista da approfondire, per valutare se vi siano legami nascosti con il delitto Poggi.
Questa dimensione oscura, fatta di segreti mai del tutto emersi, aggiunge ulteriori livelli di complessità a un caso che sembrava ormai chiuso con la condanna definitiva di Stasi, e che invece continua a far emergere interrogativi.
Il ritorno di Gianni Bruscagin: il supertestimone che riapre vecchie ferite
La puntata ha dato spazio anche alla voce di Gianni Bruscagin, un ex testimone chiave rilanciato recentemente dal programma Le Iene. Bruscagin ha riferito che alcuni ritrovamenti recenti nel torrente, oggetto di interesse da parte degli inquirenti, coincidono esattamente con le segnalazioni da lui fatte già anni fa.
Alla domanda sul perché non avesse parlato pubblicamente prima, Bruscagin ha spiegato di essersi confidato con un ufficiale dei Carabinieri che, ritenendo la situazione pericolosa e il contesto poco credibile, gli avrebbe consigliato il silenzio.
Il punto della situazione: suggestione o verità ignorata?
Mentre la giustizia italiana è chiamata a vagliare l’effettiva rilevanza delle vecchie e nuove ipotesi, resta il nodo centrale: cosa cercava davvero Chiara Poggi in quelle ore prima della morte? E può il Santuario della Bozzola, con la sua lunga ombra di vicende sospette, essere un tassello mancante nel puzzle dell’omicidio?
Per ora, tutto resta nel campo delle ipotesi non verificate, ma la pressione mediatica e l’interesse del pubblico potrebbero portare a nuovi sviluppi investigativi, nella speranza che si possa finalmente fare chiarezza su uno dei più controversi e drammatici casi di cronaca nera italiana.