Coloranti artificiali, emulsionanti industriali, dolcificanti sintetici e additivi vietati: è questo il volto nascosto di moltissimi prodotti alimentari venduti nei supermercati e nei negozi di snack, spesso destinati proprio al pubblico più giovane. Un’inchiesta recente ha sollevato serie preoccupazioni sul contenuto di centinaia di prodotti importati dagli Stati Uniti, oggi facilmente reperibili anche in Italia.
Tra chewing gum, caramelle, cereali per la colazione e patatine confezionate, sono stati individuati ingredienti potenzialmente pericolosi per la salute, alcuni addirittura vietati dalle normative europee. La questione, tutt’altro che marginale, tocca direttamente la sicurezza alimentare dei più piccoli, la fascia di popolazione più vulnerabile.
Bambini esposti a sostanze pericolose: il caso del biossido di titanio
Una delle scoperte più allarmanti riguarda la presenza del biossido di titanio (E171) in alcune caramelle alla cannella vendute in Italia, nonostante questo additivo sia vietato nei paesi dell’Unione Europea dal luglio 2022 per il suo potenziale effetto genotossico, ovvero la capacità di danneggiare il DNA cellulare.
Due prodotti incriminati, la Queen Jax Atomic Fireballs e la Ferrara Atomic Fireballs Cinnamon, sono state trovate in vendita presso un negozio specializzato a Roma, posizionate strategicamente vicino alla cassa, a portata di mano dei bambini. Il biossido di titanio veniva utilizzato per rendere più bianchi e brillanti gli alimenti, ma è stato bandito proprio per i possibili effetti a lungo termine sulla salute. È legittimo chiedersi come sia possibile che, a distanza di quasi tre anni dal divieto, simili prodotti siano ancora presenti sugli scaffali italiani.
Il glicerolo negli alimenti: rischi per i più piccoli
Un altro ingrediente sotto osservazione è il glicerolo (E422), impiegato come umettante in molte gomme da masticare e snack dolci. Nonostante sia generalmente considerato sicuro per la popolazione adulta, nei bambini piccoli – soprattutto sotto i 4 anni – può rappresentare un serio pericolo. In particolare, in Gran Bretagna si sono registrati casi di ricovero ospedaliero legati al consumo di bevande ghiacciate contenenti glicerolo, note come “slushy drinks”.
Il problema risiede nei dosaggi elevati e nella scarsa tolleranza da parte dell’organismo dei più piccoli, che possono manifestare sintomi come vomito, abbassamento della glicemia e perdita di coscienza.

Coloranti e additivi: effetti su comportamento e sviluppo
Oltre al biossido di titanio e al glicerolo, l’inchiesta ha identificato la presenza dei cosiddetti coloranti di Southampton, un gruppo di sei additivi coloranti (tra cui il rosso allura e il giallo tramonto) che possono causare iperattività e deficit dell’attenzione nei bambini. Sebbene in Europa sia previsto l’obbligo di etichettatura specifica per questi additivi, la loro presenza continua a essere diffusa in molti prodotti destinati all’infanzia.
L’esposizione costante a tali sostanze non è priva di conseguenze: può contribuire allo sviluppo di disturbi comportamentali, problemi di concentrazione e alterazioni dell’umore, secondo quanto riportato da numerosi studi scientifici.
Il parere dell’esperta: “Serve un cambio culturale nelle famiglie”
Per approfondire l’impatto di questi alimenti sulla salute dei bambini, la pediatra e nutrizionista Claudia Carletti, dell’Istituto materno-infantile Burlo Garofolo di Trieste, ha evidenziato alcuni punti chiave:
“Questi prodotti fanno parte della categoria degli alimenti ultraprocessati, ovvero cibi industriali ricchi di zuccheri, sale, grassi e additivi. Il loro consumo è associato non solo all’obesità infantile, ma anche a disturbi cognitivi, dipendenza alimentare e un aumento del rischio di malattie croniche.”
La dottoressa sottolinea anche la difficoltà nel modificare le abitudini alimentari:
“Per cambiare la dieta dei bambini è fondamentale intervenire su tutta la famiglia. L’educazione alimentare deve iniziare fin dalla gravidanza e continuare con scelte consapevoli e naturali a tavola.”
Cosa possiamo fare come genitori e cittadini?
Le soluzioni esistono, ma richiedono impegno collettivo e volontà politica:
- Educare le famiglie a leggere le etichette e scegliere prodotti con liste di ingredienti brevi e naturali.
- Evitare il consumo frequente di cibi ultraprocessati e limitare i dolci a poche volte a settimana.
- Sostenere politiche pubbliche che regolamentino la pubblicità degli alimenti per bambini.
- Introdurre alert visivi sulle confezioni, simili a quelli sui pacchetti di sigarette.
- Promuovere la tassazione differenziata su prodotti importati ad alto contenuto di additivi.
Conclusione: proteggere la salute dei bambini è una responsabilità condivisa
L’inchiesta conferma una realtà preoccupante: molti alimenti apparentemente innocui nascondono insidie per la salute dei bambini. L’unico modo per contrastare questo fenomeno è aumentare la consapevolezza collettiva, migliorare le abitudini alimentari familiari e chiedere interventi più severi da parte delle istituzioni.
L’obiettivo deve essere chiaro: proteggere i più piccoli da un’esposizione eccessiva a sostanze artificiali e garantire loro un futuro più sano, fatto di alimenti veri, semplici e nutrienti.