“Yara” in prima serata su Canale 5: il film evento che riporta alla luce uno dei casi più dolorosi d’Italia

Va in onda stasera, lunedì 23 giugno, per la prima volta in chiaro su Canale 5, “Yara”, il film diretto da Marco Tullio Giordana. La pellicola, già distribuita da Netflix nel 2021, riapre una delle ferite più profonde nella cronaca nera italiana degli ultimi anni: la scomparsa e l’omicidio della giovane Yara Gambirasio, avvenuti tra il 2010 e il 2011 a Brembate di Sopra, piccolo centro nella provincia di Bergamo.
Una storia vera che ha sconvolto il Paese
Il film ripercorre l’intera vicenda, a partire dalla sparizione della tredicenne, avvenuta il 26 novembre 2010. Yara era una ragazza solare, dedita con impegno alla ginnastica ritmica, disciplina che praticava con passione nel centro sportivo locale. Quella sera, uscendo dalla palestra, si perdono le sue tracce. L’intero paese si mobilita in una ricerca disperata, ma saranno necessarie settimane prima di avere una tragica risposta.
Le indagini e la svolta grazie al DNA
Al centro del film, e della realtà storica, vi è la figura della Pubblico Ministero Letizia Ruggeri, interpretata da Isabella Ragonese. La PM deve affrontare un caso complicato, dove l’unico elemento concreto inizialmente disponibile è un frammento di DNA ritrovato sul corpo della vittima. Senza un database di riferimento, il campione rischia però di rimanere inutilizzabile.
La svolta arriva dopo un’indagine lunga e minuziosa, che coinvolge centinaia di soggetti e che, alla fine, porta al nome di Massimo Giuseppe Bossetti, muratore della zona fino ad allora del tutto insospettabile. La coincidenza genetica con il DNA rinvenuto sul corpo di Yara rappresenta l’elemento chiave per il suo arresto, avvenuto nel 2014.
Un cast potente per una storia straziante
Il film si avvale di un cast di alto livello che restituisce con sensibilità la complessità della vicenda:
- Isabella Ragonese è Letizia Ruggeri, la PM determinata e scrupolosa
- Chiara Bono interpreta Yara Gambirasio
- Roberto Zibetti è Massimo Bossetti
- Alessio Boni nel ruolo del Colonnello Vitale
- Thomas Trabacchi è il Maresciallo Garro
- Sandra Toffolatti e Mario Pirrello sono i genitori della vittima
- Completano il cast numerosi volti noti tra cui Aiman Machhour, Andrea Bruschi, Angela Ciaburri, e altri
Le polemiche non si placano
Nonostante l’intento dichiarato del film sia quello di rendere omaggio alla memoria di Yara e alla forza di chi ha lottato per ottenere giustizia, non sono mancate le critiche. L’avvocato della famiglia Gambirasio ha dichiarato che il regista Marco Tullio Giordana non ha mantenuto rapporti stretti con i genitori durante la produzione, contattandoli soltanto a opera quasi conclusa.
Ancor più critico si è mostrato il legale di Bossetti, il quale ha contestato alcune presunte imprecisioni presenti nella sceneggiatura, come la questione delle celle telefoniche e quella delle tracce di calce — che, secondo la difesa, non combacerebbero scientificamente.

Un caso che ha segnato la giustizia italiana
La vicenda di Yara Gambirasio ha avuto un impatto enorme sull’opinione pubblica e ha cambiato per sempre la percezione della genetica forense in Italia. Il processo a Massimo Bossetti si è concluso nel 2018 con la condanna definitiva all’ergastolo, confermata dalla Corte di Cassazione.
La forza della pellicola sta nel suo desiderio di ricordare, di scavare, e di proporre una riflessione su quanto avvenuto, senza dimenticare l’impatto che questa tragedia ha avuto non solo sulla famiglia Gambirasio, ma sull’intero Paese.
Un tributo a Yara e al coraggio della verità
Con una regia asciutta ma intensa, “Yara” di Marco Tullio Giordana si propone come un film che non punta allo spettacolo, ma alla memoria e al rispetto. Una testimonianza cinematografica che ripercorre una delle pagine più tragiche della cronaca recente, ricordando una ragazza il cui sorriso è diventato simbolo di innocenza spezzata troppo presto.
Il film sarà trasmesso in prima serata su Canale 5, ma resta disponibile anche su Netflix per chi volesse rivederlo o scoprirlo per la prima volta. Un’opera necessaria, destinata a far riflettere ancora a lungo.