Steve Bannon, ex consigliere di Donald Trump e voce influente del movimento conservatore Make America Great Again, ha sollevato pesanti accuse contro il recente conclave che ha portato all’elezione di Leone XIV. In un’intervista, Bannon ha affermato che si è trattato di una manovra orchestrata dalle alte sfere vaticane per contrastare la crescente influenza dei cattolici tradizionalisti vicini a Trump.
“Avevo previsto l’elezione di Prevost: tutto già deciso”
Bannon sostiene di aver previsto con largo anticipo l’ascesa di Prevost al soglio pontificio, rivelando di averlo dichiarato pubblicamente già dieci giorni prima dell’elezione, durante un’intervista con Piers Morgan. Secondo lui, il Vaticano avrebbe puntato su una figura come Prevost per due motivi principali: da un lato per proseguire la linea progressista di papa Francesco, dall’altro per recuperare la fiducia — e soprattutto le donazioni — di una parte del clero e dei benefattori statunitensi.
Il crollo delle donazioni USA e il ruolo della Papal Foundation
Negli ultimi anni, il supporto economico alla Chiesa da parte dei donatori americani si sarebbe drasticamente ridotto, secondo Bannon quasi del 50%. Questo calo avrebbe costretto il Vaticano a cercare una figura di compromesso: americana di nascita, ma con radici profonde in America Latina e vicina alla Teologia della Liberazione. Prevost, secondo Bannon, risponderebbe perfettamente a questo identikit.
“Una scelta calcolata: Leone XIV non è stato un outsider”
Nonostante fosse apparentemente un candidato poco noto, per Bannon Prevost era già stato scelto nei corridoi del potere vaticano. Bergoglio lo avrebbe creato cardinale appena due anni fa, affidandogli un ruolo strategico alla guida del Dicastero per i Vescovi, proprio per costruirne la visibilità. La sua elezione, arrivata alla quarta votazione, sarebbe dunque — secondo Bannon — il risultato di una regia globale e non di un consenso spontaneo tra i cardinali.
“Ci stiamo avvicinando a uno scisma nella Chiesa”
Bannon prevede un futuro travagliato per la Chiesa cattolica. A suo dire, l’ascesa del cattolicesimo tradizionalista, soprattutto tra i giovani americani, è in netto contrasto con la linea progressista del Vaticano. Mentre in Europa le chiese si svuotano, negli Stati Uniti, afferma, cresce il numero di fedeli legati alla Messa in Latino e ai valori pre-Concilio Vaticano II. Per questo, prevede uno scisma inevitabile tra la Chiesa ufficiale e quella “resistente” conservatrice.
“Il nuovo Papa ostacolerà le politiche migratorie di Trump”
Uno dei punti di maggiore frizione tra il futuro governo Trump e il Vaticano sarà la questione migratoria. Bannon accusa Leone XIV di essere pronto a opporsi alle deportazioni di massa promesse da Trump, sottolineando che il nuovo pontificato si porrà in rotta di collisione con le priorità dell’amministrazione repubblicana.
Congratulazioni formali ma diffidenza latente
Bannon minimizza i messaggi di congratulazioni arrivati da Trump e dal suo vice JD Vance, definendoli semplici atti istituzionali. Anzi, sottolinea che il vero confronto si svolgerà tra chi conosce a fondo la storia della Chiesa e vuole ristabilire la sua dottrina originaria.
“Non tollereremo un Papa contro Trump”
Secondo Bannon, il movimento MAGA non riconosce papa Francesco come legittimo e ritiene che il suo successore non sia diverso. Conclude promettendo che da lunedì il movimento alzerà il volume della protesta per denunciare quella che definisce senza mezzi termini “un’elezione truccata”.