Nelle ultime ore si è riacceso un conflitto interno tra due figure di spicco della gerarchia ecclesiastica vaticana: il cardinale Angelo Becciu e il Segretario di Stato, il cardinale Pietro Parolin. Il motivo del contendere è tutt’altro che marginale: la partecipazione al prossimo Conclave, che sarà determinante per l’elezione del successore di Papa Francesco. Becciu, pur coinvolto in vicende giudiziarie che hanno minato la sua reputazione pubblica, sostiene con fermezza di avere ancora diritto di voto come cardinale elettore.
Parolin, che secondo il diritto canonico dovrebbe presiedere il Conclave in quanto porporato elettore più anziano di nomina tra i cardinali vescovi, ha però espresso un’opposizione netta e decisa: Becciu non potrà partecipare. La frattura, emersa con forza durante la prima Congregazione generale dei cardinali, rischia di compromettere l’unità del Collegio cardinalizio in un momento storico estremamente delicato.
Perché Becciu insiste sul suo diritto a votare?
Il cardinale sardo, che il 24 settembre 2020 fu sollevato da ogni incarico da Papa Francesco e privato dei diritti connessi al cardinalato, sostiene che mai vi sia stato un atto formale e definitivo che lo escludesse dalla partecipazione al Conclave. Durante un’intervista rilasciata all’Unione Sarda, Becciu ha ricordato che nel concistoro del 2022 (dove fu creato cardinale Arrigo Miglio) non vi fu alcuna revoca esplicita delle sue prerogative cardinalizie.
Secondo Becciu, dunque, l’assenza di una rinuncia scritta o di un’espulsione formale implica che egli resti a pieno titolo membro del Collegio elettorale fino al compimento degli 80 anni, soglia che non ha ancora raggiunto. “Non esiste alcun documento canonico che mi escluda dal Conclave”, ha ribadito.
Cosa dice la condanna del 2023 e perché influisce sul caso?
Il punto più controverso della vicenda risiede però nella condanna subita da Becciu nel dicembre 2023. Dopo un lungo processo vaticano, è stato dichiarato colpevole per truffa e peculato, ricevendo una condanna a cinque anni e sei mesi di reclusione, una multa da 8.000 euro e l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. Il processo, presieduto da Giuseppe Pignatone, è ora in attesa dell’appello, previsto per il prossimo settembre.
Tuttavia, in assenza di una sanzione specifica che lo privi espressamente del diritto di voto al Conclave, molti canonisti ritengono che Becciu, pur condannato, mantenga ancora validamente la sua funzione elettiva. Una tesi che trova il sostegno di alcuni membri influenti della Curia romana, che hanno espresso solidarietà privata al porporato.

Perché Parolin è così contrario alla sua presenza?
Il cardinale Parolin, forte del suo ruolo di guida nell’organizzazione del Conclave, ha lasciato intendere di non essere disposto a fare concessioni. Fonti vicine al Segretario di Stato parlano di una volontà irremovibile di tutelare la credibilità e l’immagine dell’assemblea elettorale, evitando che un porporato condannato possa influenzare l’elezione del prossimo pontefice.
La posizione di Parolin appare anche come una continuazione delle tensioni mai del tutto sopite tra i due, che già durante la coabitazione in Segreteria di Stato si erano spesso trovati su posizioni divergenti, sia per ragioni operative sia personali. In effetti, la rimozione di Becciu nel 2020 avvenne in un clima di forte tensione, subito dopo una burrascosa udienza privata con Papa Francesco a Casa Santa Marta.
Qual è il contesto più ampio dello scontro?
La disputa odierna non è che l’ultima puntata di una lunga storia di attriti e rapporti complessi. Fino alla sua improvvisa estromissione, Becciu era considerato un fedelissimo del Papa. Francesco, infatti, aveva instaurato con lui un rapporto personale molto stretto, testimoniato da episodi come i pranzi del Giovedì Santo a casa del porporato e, soprattutto, la celebrazione della messa in coena Domini nella cappella privata di Becciu nel 2021: un gesto che molti interpretarono come una forma di riconciliazione pubblica.
Oggi però, la Chiesa si trova davanti a un bivio: consentire o meno a un cardinale condannato, ma non formalmente escluso, di partecipare a uno degli atti più sacri e riservati della vita ecclesiale.

Quali sono le prossime tappe in vista del Conclave?
La prima Congregazione generale si è tenuta ieri nell’Aula Nuova del Sinodo, con la presenza di circa 60 cardinali su un totale di 252. In quell’occasione, oltre allo scontro tra Becciu e Parolin, sono state definite le prime disposizioni ufficiali:
- Il trasferimento del corpo di Papa Francesco, dalla cappella privata di Casa Santa Marta alla Basilica di San Pietro, previsto per le 9 del mattino.
- I funerali solenni del pontefice, fissati per sabato alle ore 10, saranno presieduti dal cardinale decano Giovanni Battista Re.
Nel frattempo, due cardinali elettori – Josip Bozanić (Zagabria) e Vinko Puljić (Sarajevo) – avrebbero già annunciato la loro rinuncia per motivi di salute. Il numero degli elettori scenderebbe così a 133, riducendo il quorum necessario per eleggere il nuovo Papa a 89 voti.
Il caso Becciu cambierà le regole del Conclave?
La questione sollevata da Becciu potrebbe aprire uno scenario senza precedenti nella storia recente della Chiesa. Se il cardinale dovesse insistere e ottenere l’accesso, si porrà un interrogativo sul potere reale di esclusione del cardinale presidente del Conclave. Viceversa, se verrà respinto, si aprirà un dibattito sulla validità del diritto canonico vigente rispetto alle situazioni giudiziarie.
In ogni caso, le Congregazioni generali in programma nei prossimi giorni saranno decisive. Non solo per stabilire il profilo del nuovo Papa, ma anche per determinare quale sarà il futuro equilibrio interno del Collegio cardinalizio.