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Omicidio Chiara Poggi, i Ris nel 2020: “L’impronta 33 è dell’assassino”

Omicidio Chiara Poggi, i Ris nel 2020: “L’impronta 33 è dell’assassino”

Una traccia mai dimenticata: l’impronta 33 sulla scena del delitto

Nel cuore del caso Garlasco, il delitto di Chiara Poggi, emerge con forza una traccia che per anni era rimasta senza un nome: l’impronta numero 33, rinvenuta dai Ris di Parma sulla parete della scala della villetta di via Pascoli. La sua collocazione, proprio accanto al cadavere della giovane, l’ha resa un elemento chiave fin dalle prime fasi investigative.

A confermare il suo peso è una relazione del Comando Investigativo dei Carabinieri di Milano del 7 luglio 2020, inviata alla Procura: “È logico-fattuale che quell’impronta appartenga all’assassino”. Parole nette, che oggi assumono un nuovo significato dopo la svolta di ieri.

L’impronta attribuita ad Andrea Sempio: la nuova consulenza

Secondo una recente perizia fotografica, quella misteriosa impronta apparterrebbe ad Andrea Sempio, all’epoca amico stretto di Marco Poggi, fratello della vittima. La rivelazione proviene direttamente dalla Procura, che ha riesaminato con nuove tecniche le immagini scattate sulla scena del crimine. Una notizia che potrebbe riaprire scenari finora accantonati.

Andrea Sempio non è un nome nuovo per gli investigatori, ma finora non era mai stato formalmente coinvolto come sospettato principale. La sua assenza all’ultimo interrogatorio, a cui era stato convocato per chiarimenti, ha sollevato ulteriori dubbi. Al momento, la Procura non ha disposto un nuovo invito a comparire, ma ha trasmesso alla sua difesa tutti i documenti relativi alla nuova attribuzione dell’impronta.

Dubbi sul sangue e le analisi non eseguite

Un nodo ancora aperto riguarda la natura dell’impronta: contiene tracce di sangue? Secondo quanto riferito da LaPresse, all’epoca dell’omicidio i test del sangue effettuati non dettero certezze: il test OBTI per il sangue umano risultò negativo, mentre il test Combur diede un esito incerto. La mancanza di analisi biologiche più approfondite è stata criticata dagli stessi carabinieri milanesi nella relazione del 2020.

Non solo: anche un’altra impronta, rinvenuta all’interno della porta d’ingresso, è rimasta senza esami ematici mirati. Oggi, con l’evoluzione delle tecniche forensi, la Procura valuta nuove analisi per capire se la mano che ha lasciato l’impronta 33 fosse insanguinata.

Interrogati Marco Poggi e Stasi: nuovi punti oscuri sulla dinamica

Nel quadro di questa nuova fase investigativa, sono stati nuovamente ascoltati Marco Poggi e Alberto Stasi, l’ex fidanzato di Chiara condannato in via definitiva a 16 anni. Durante gli interrogatori, i magistrati Napoleone, Civardi, De Stefano e Rizza hanno messo sul tavolo la nuova identificazione dell’impronta.

Tuttavia, restano da chiarire molte incongruenze. Ad esempio, come si spiega la presenza di quell’impronta a metà parete se – secondo la ricostruzione ufficiale – Chiara fu colpita alla testa e poi spinta giù per le scale? Inoltre, perché l’assassino avrebbe lasciato due impronte nel bagno e quattro capelli senza bulbo nel lavandino, se davvero si fosse lavato le mani dopo l’aggressione?

Le dichiarazioni di Sempio e i sospetti degli inquirenti

In un’intervista rilasciata a Sky alcune settimane fa, Andrea Sempio aveva ammesso: “Mi aspetto che ci siano mie tracce nella villetta, ci sono stato pochi giorni prima”. Una giustificazione che ora sembra non convincere più gli inquirenti, soprattutto alla luce della posizione dell’impronta e del fatto che sia rimasta sconosciuta per oltre 15 anni.

La domanda che ora domina l’inchiesta è una sola: può davvero questa impronta riaprire il caso Garlasco? Con gli ultimi sviluppi, è chiaro che la verità potrebbe essere ancora tutta da scrivere.

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