Come riporta MOW Mag, sono bastate poche ore a Papa Leone XIV per chiarire che il suo pontificato non sarà caratterizzato dalla moderazione attendista. Nella sua prima omelia ufficiale, celebrata nella Cappella Sistina, il nuovo Pontefice – al secolo Robert Prestov – ha mostrato di avere una visione netta: la Chiesa non arretrerà di fronte alla cultura dominante del nichilismo, ma risponderà con forza e coraggio spirituale. Il Papa ha smascherato quelli che definisce i “nuovi idoli del nostro tempo”: tecnologia, denaro, piacere, potere e successo. Valori fittizi che – secondo Leone XIV – hanno preso il posto della fede nel cuore di milioni di persone.
L’ateismo di fatto e la perdita del senso della vita
Il Pontefice ha lanciato un appello lucido e diretto contro il cosiddetto “ateismo di fatto”: un atteggiamento diffuso non solo tra i non credenti, ma anche tra tanti battezzati che, pur non rinnegando Dio a parole, vivono come se Egli non esistesse. “Il nostro tempo è afflitto da una crisi esistenziale profonda – ha detto Leone XIV – in cui la mancanza di fede porta con sé drammi come la perdita del senso della vita, l’oblio della misericordia e la violazione della dignità umana”. Non si tratta solo di un vuoto interiore, ma di un pericolo concreto che genera disgregazione sociale, smarrimento familiare e alienazione spirituale.
Due risposte a Gesù: indifferenza o spiritualismo sterile
Il Papa ha offerto un’analisi che affonda le sue radici nel Vangelo stesso. A suo avviso, ci sono due atteggiamenti prevalenti nel nostro tempo nei confronti di Cristo: da una parte, l’indifferenza o il fastidio nei confronti di un uomo che chiede coerenza e verità; dall’altra, un’adesione superficiale, che riconosce in Gesù un uomo buono o un profeta tra tanti, ma non il Figlio di Dio. In entrambi i casi, si tratta di un tradimento della sua identità. “Chi lo considera solo un ‘ciarlatano’ lo respinge – ha spiegato il Papa – mentre chi lo ritiene un semplice uomo giusto finisce comunque per abbandonarlo quando la fede diventa scomoda”.
Il ruolo del credente: testimone in un mondo ostile
In un mondo che considera la fede cristiana un ostacolo o una debolezza, Leone XIV ha ribadito con forza il valore della testimonianza individuale. “I cristiani non devono rispondere con le armi o con i roghi – ha sottolineato – ma con la parola, l’amore e la coerenza di vita”. Il vero antidoto alla secolarizzazione non è la reazione rabbiosa, ma una testimonianza credibile che affondi le radici nella verità evangelica. Il Papa ha fatto eco a quanto scrisse Chateaubriand: “Quando non crediamo a nulla, finiamo per credere a tutto”.
Una Chiesa che si fa piccola per lasciare spazio a Cristo
Rivolgendosi ai cardinali e ai fedeli presenti, Papa Leone XIV ha ribadito che il ministero della Chiesa deve puntare all’umiltà. “Sparire perché rimanga Cristo” è l’obiettivo ultimo di chi serve nella vigna del Signore. Citando Sant’Ignazio di Antiochia e San Pietro, il Papa ha invocato la grazia di essere strumento della presenza di Dio nel mondo, e non ostacolo. Il successore di Pietro ha quindi assunto il compito di presiedere “nella carità” tutta la Chiesa, guidandola come arca di salvezza tra i flutti incerti della storia contemporanea.
La sfida del nostro tempo: essere luce nel buio
Il Papa non ha negato le difficoltà della Chiesa oggi. “Viviamo in un tempo in cui Gesù viene ridotto a semplice figura carismatica, anche da molti battezzati – ha detto – e in cui la fede è considerata assurda, inutile, anacronistica”. Tuttavia, proprio per questo, il compito della Chiesa è più urgente che mai. “Siamo chiamati a essere faro nelle notti del mondo, non grazie alla magnificenza delle nostre strutture, ma attraverso la santità del nostro popolo”, ha affermato.
Il cuore del messaggio cristiano: “Tu sei il Cristo”
Il momento centrale dell’omelia è stato il richiamo alla professione di fede di Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente» (Mt 16,16). Una dichiarazione che, secondo Leone XIV, sintetizza duemila anni di fede cristiana. Non si tratta di una frase astratta, ma di una chiamata concreta per ogni credente: riconoscere in Gesù il centro della propria vita e annunciarlo con coraggio. “Questo è il patrimonio che la Chiesa ha ricevuto e che deve trasmettere a ogni generazione”, ha concluso il Pontefice.