Dopo la luna di miele, il tempo delle scelte per Leone XIV
Terminata la fase iniziale di accoglienza e insediamento, con tutti i rituali canonici e le prese di possesso completate, si apre una fase cruciale per Papa Leone XIV: la formazione della sua squadra di governo. Una questione che agita le stanze della Curia romana, soprattutto tra i vescovi e i cardinali più legati al pontificato di Papa Francesco, molti dei quali ancora lontani dall’età pensionabile e dunque senza una via d’uscita immediata e “dignitosa”.
Al momento, il nuovo Pontefice sta osservando un periodo di ascolto e riflessione, aiutato anche dal calendario: l’arrivo dell’estate e del mese di luglio, tradizionalmente periodo di pausa per i Papi, rappresenta un’occasione ideale per rallentare e meditare prima di prendere decisioni ufficiali. Tuttavia, è bene ricordare che Leonardo Prevost, oggi Leone XIV, ha un passato da uomo di governo deciso e pragmatico.
Un passato da decisionista: dai religiosi agli episcopati
Nel corso della sua vita ecclesiastica, Leone XIV ha dimostrato più volte fermezza e capacità di prendere decisioni complesse. Lo ha fatto durante i dodici anni alla guida dell’Ordine degli Agostiniani, come pure nei nove anni trascorsi in Perù come vescovo missionario. A Roma, ha ricoperto per due anni il ruolo di prefetto del Dicastero per i vescovi, il potente ufficio incaricato di selezionare e proporre i nuovi leader delle diocesi nei Paesi di tradizione cattolica.
Appena eletto, la Sala Stampa della Santa Sede ha diffuso una nota chiarissima: “Leone XIV ha espresso la volontà che tutti i responsabili e membri della Curia romana, inclusi i segretari e il presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, continuino provvisoriamente nei loro incarichi donec aliter provideatur”. Tradotto: nessuna conferma definitiva o nuova nomina finché il Papa non avrà terminato il suo periodo di discernimento.

Il nodo della successione al Dicastero per i vescovi
La prima nomina cruciale sarà quella del nuovo prefetto del Dicastero per i vescovi, lasciato vacante da Prevost stesso. Il nome più accreditato per una successione interna è quello dell’attuale segretario, l’arcivescovo brasiliano Ilson de Jesus Montanari. Vicinissimo a Papa Francesco, Montanari è stato anche segretario del conclave che ha portato all’elezione di Leone XIV.
Secondo la tradizione, il Papa appena eletto dovrebbe cedere il proprio zucchetto rosso al segretario del conclave, in segno di futura nomina cardinalizia. Ma Leone XIV non lo ha fatto. Un gesto che ricorda quanto avvenne nel 2005, quando Ratzinger evitò di compiere lo stesso atto verso Francesco Monterisi, poi nominato cardinale solo nel 2010. Al contrario, Papa Francesco fu esplicito nel 2013, consegnando il suo zucchetto al futuro cardinale Lorenzo Baldisseri, che fu nominato nel primo concistoro del 2014.
Il rebus Prefettura della Casa Pontificia
Altro incarico vacante è quello di prefetto della Casa Pontificia. L’ultimo a ricoprirlo è stato monsignor Georg Gänswein, figura centrale nel pontificato di Benedetto XVI, ma poi ai margini sotto Papa Francesco. Dopo la morte di Ratzinger, Gänswein è stato allontanato, fino alla nomina come nunzio apostolico nei Paesi baltici nel giugno 2024, vista da molti come un gesto di distensione.
Tra i possibili successori spicca monsignor Leonardo Sapienza, attuale reggente della Prefettura e figura di riferimento nella macchina organizzativa vaticana. Sapienza gode di grande esperienza e fiducia e sta supportando Leone XIV nei suoi primi passi al vertice della Chiesa cattolica.
Le posizioni più delicate: Fernández e Krajewski
Alcuni capi dicastero in carica sembrano difficilmente compatibili con la visione pastorale e teologica del nuovo Pontefice. In primis, il cardinale Víctor Manuel Fernández, attuale prefetto del Dicastero per la dottrina della fede e considerato da molti il “teologo personale” di Bergoglio. Leone XIV ha voluto incontrarlo già la sera dell’elezione, l’8 maggio, per un lungo colloquio privato.
Situazione simile per il cardinale Konrad Krajewski, responsabile del Dicastero per il servizio della carità (ex Elemosineria Apostolica), anch’egli figura molto vicina a Papa Francesco.
Le uscite “canoniche”: chi ha superato i 75 anni
Alcuni dicasteri sono pronti al cambio per motivi anagrafici. Hanno superato i 75 anni – l’età prevista per le dimissioni – i seguenti prefetti:
- Arthur Roche (Culto Divino e Disciplina dei Sacramenti)
- Marcello Semeraro (Cause dei Santi)
- Kevin Joseph Farrell (Laici, Famiglia e Vita)
- Kurt Koch (Unità dei Cristiani)
- Michael Czerny (Sviluppo Umano Integrale)
Per loro, una sostituzione può avvenire in tempi rapidi, compatibilmente con le valutazioni del Papa.
La questione romana: il Vicariato e le tensioni interne
Infine, c’è il delicato capitolo del Vicariato di Roma, oggi sotto la guida del cardinale vicario Baldassare Reina. Il vescovo ausiliare Benoni Ambarus, di origini rumene, è figura centrale nelle tensioni interne. Fortemente sostenuto da Papa Francesco e dal cardinale De Donatis, Ambarus è stato a lungo osteggiato dalla triade Reina-Tarantelli-Di Tolve, che aveva chiesto un suo trasferimento “promozionale” alla diocesi di Assisi.
Poco prima del conclave, Ambarus ha avuto un’udienza privata con Leone XIV, illustrando in dettaglio la situazione interna al Vicariato. Un gesto che potrebbe cambiare gli equilibri in seno alla diocesi del Papa stesso.