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Le Iene, caso Siffredi: qualcosa non torna, perchè l’attrice torna sul set con la madre

Le Iene, caso Siffredi: qualcosa non torna, perchè l’attrice torna sul set con la madre

Tra i riflettori accesi sul mondo dell’intrattenimento e delle inchieste televisive, una delle puntate più discusse di Le Iene è andata in onda il 15 aprile 2025, sollevando un’ondata di polemiche. Al centro dell’attenzione, un’inchiesta firmata da Roberta Rei sul porno estremo e, in particolare, sulle produzioni realizzate a Budapest da Rocco Siffredi.

Come riportato da MOWMAG.com, l’inviata del programma di Italia 1 ha raccolto nuove testimonianze di attrici — italiane e straniere — che avrebbero raccontato esperienze di disagio psicologico, pressioni e situazioni che sfiorerebbero la costrizione durante le riprese. Tuttavia, alcune incongruenze temporali e comportamentali, emerse successivamente, stanno sollevando numerosi dubbi sull’attendibilità e la coerenza dei racconti andati in onda.

Chi sono le protagoniste delle accuse?

L’accusatrice principale sarebbe una giovane attrice italiana, la cui versione sarebbe supportata da quella della performer internazionale Ophelia Dust. Quest’ultima ha dichiarato pubblicamente episodi simili, che sembrerebbero confermare il clima opprimente durante certe riprese.

A rendere ancora più complessa la vicenda, è stata poi la testimonianza di un’altra giovane italiana, la quale ha parlato apertamente di una scena particolarmente estrema alla quale si sarebbe sentita costretta a partecipare. Tuttavia, le stesse fonti interne al settore del cinema per adulti mettono in discussione la credibilità di tali accuse.

Ritorno sul set dopo le denunce: qualcosa non torna?

La stessa ragazza che ha parlato di costrizione, infatti, sarebbe tornata a Budapest solo pochi mesi dopo per girare una nuova scena nello stesso contesto, portando addirittura la madre con sé affinché recitasse in una produzione. Un fatto che – secondo gli esperti del settore – metterebbe in discussione la genuinità del disagio raccontato. Non solo: madre e figlia avrebbero anche partecipato a un evento pubblico per il lancio del film, salendo insieme sul palco e posando per i fotografi, in un clima tutt’altro che teso o drammatico.

Questo passaggio, in particolare, ha suscitato forti perplessità: se davvero la ragazza si fosse sentita costretta a girare con Rocco Siffredi – noto a livello mondiale per il suo stile spinto – perché tornare a recitare con lui, coinvolgendo anche un familiare?

Le testimonianze rievocano accuse già note nel 2023?

Il materiale raccolto da Le Iene non sarebbe del tutto nuovo. Secondo le nostre fonti, molte delle dichiarazioni riportate erano già emerse nel 2023 grazie al podcast “LustCast”, condotto da Tommie MacDonald, commentatore esperto del settore pornografico, il quale avrebbe anche collaborato con Roberta Rei per fornire una lettura più analitica dei contenuti trattati.

Nel podcast venivano già citati i fratelli francesi attivi tra Praga e Budapest, coinvolti nella produzione di film estremi per piattaforme come LegalPorno e Xvideos. Anche i loro nomi sono comparsi più volte in inchieste giornalistiche internazionali, inclusi reportage di media cechi, americani e italiani. L’argomento era stato perfino affrontato da Lilli Gruber in un’inchiesta editoriale approfondita, che denunciava abusi e manipolazioni ai danni di giovani donne dell’Europa dell’Est.

La questione legale: quali sono le incongruenze?

Dal punto di vista giuridico, alcune delle dichiarazioni presentate nel servizio potrebbero non avere valore. In Italia, per esempio, è obbligatorio che ogni attore o attrice coinvolto in una produzione pornografica firmi una liberatoria esplicita, che autorizzi la distribuzione e l’utilizzo delle immagini girate. Questo documento assume un valore legale vincolante e non lascia spazio a interpretazioni ambigue.

Il servizio di Italia 1, invece, sembra rifarsi al concetto statunitense di consenso tra privati, che però non ha alcuna valenza nel contesto legislativo italiano o europeo. Questo solleva un ulteriore dubbio sulla modalità di analisi del fenomeno.

Chi sono le voci critiche dentro il settore?

Diverse “gole profonde” interne al settore hanno parlato con i giornalisti e sollevato dubbi significativi sulle accuse rivolte a Rocco Siffredi. Secondo queste fonti, casi come questi emergerebbero ciclicamente da parte di attrici che, per motivi vari, non hanno avuto una carriera duratura nel settore e che, spesso, usano la figura di Siffredi come catalizzatore per attirare attenzione.

La cosa ancora più sorprendente? Due delle tre ragazze intervistate da Le Iene sarebbero tornate più volte a Budapest anche dopo le esperienze denunciate. Alcune fonti ironizzano: “Accettare un film con Siffredi e poi lamentarsi delle scene estreme è come recitare in un horror di Dario Argento e stupirsi del sangue sul set”.

Siamo di fronte a un caso o a una costruzione narrativa?

In conclusione, seppur il servizio de Le Iene abbia suscitato grande scalpore e riacceso il dibattito sul tema del consenso e della pressione psicologica nell’industria pornografica, diversi elementi suggeriscono la necessità di approfondimenti più rigorosi. Le discrepanze nei racconti, i ritorni sui set e la partecipazione ad eventi pubblici sembrano stonare con le versioni drammatiche fornite in televisione.

La verità, forse, si nasconde tra le righe di una narrazione mediatica che – come spesso accade – alterna denuncia, spettacolo e bisogno di attenzione. Nel frattempo, il mondo del porno estremo continua a muoversi su una sottile linea tra legalità, etica e provocazione.