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La Vita in Diretta, l’avvocato Lovati esplode in diretta: “Non voglio più parlare con lui”

Ogni volta che il caso Garlasco viene affrontato nel corso de La Vita in Diretta, il clima si fa incandescente. E così è stato anche durante la recente puntata del programma condotto da Alberto Matano. Dopo il confronto acceso della settimana precedente tra la criminologa Roberta Bruzzone e l’avvocato di Alberto Stasi, Antonio De Rensis, anche l’ultimo appuntamento televisivo ha registrato un nuovo momento di alta tensione.

Il confronto che ha acceso gli animi ha coinvolto stavolta l’avvocato Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio – nome emerso nelle fasi successive dell’indagine – e Daniele Bocciolini, anch’egli avvocato e spesso ospite del programma in qualità di esperto. A innescare il botta e risposta, una domanda diretta di Matano sulla presunta connessione tra l’omicidio di Chiara Poggi e gli scandali legati al Santuario della Madonna della Bozzola.

La teoria di Lovati: “È un sogno, non un collegamento concreto”

Interrogato dal conduttore, Lovati ha risposto con fermezza, manifestando un certo fastidio per la domanda. Ha dichiarato che le sue affermazioni non vanno lette come un nesso investigativo, bensì come una visione personale, addirittura un sogno:

“Io non ho collegato nulla. È una mia visione, un sogno. Ho vissuto quel territorio, seguito il processo a Stasi e poi quello ai due rumeni. Ho portato degli elementi che hanno spinto a nuovi approfondimenti, come quello sulla pennetta USB di Chiara e le dichiarazioni del nipote di uno degli imputati. Ma ribadisco: si tratta solo di mie riflessioni, non di collegamenti reali”.

Una dichiarazione che ha suscitato non poco sgomento tra gli ospiti in studio e tra il pubblico a casa, alimentando i dubbi su quanto certi “sogni” possano influenzare la percezione pubblica su un caso così delicato.

L’intervento di Daniele Bocciolini: “Non si può parlare di sogni su un omicidio”

A quel punto è intervenuto con decisione Daniele Bocciolini, sottolineando le incongruenze nel discorso di Lovati. L’avvocato ha ricordato che, quando si avanza l’ipotesi di un sicario in un procedimento penale già concluso con una sentenza definitiva, è necessario muoversi con cautela:

“Se lei dice che non è stato Stasi né Sempio, ma un sicario legato agli scandali del santuario, allora deve chiarire bene i presupposti. La sentenza sul Santuario della Bozzola è del dicembre 2013. Lei era parte in quel procedimento, quindi sa perfettamente cosa c’è scritto. Se oggi viene qui a dire che tutto è un sogno, crea confusione. In realtà, la sentenza stabilisce che la vittima conosceva l’assassino: non si parla affatto di sicari”.

Le parole di Bocciolini hanno messo in difficoltà Lovati, che ha tentato di mantenere la sua linea, ribadendo il concetto del “sogno investigativo”:

“Secondo me c’è un sicario, proprio perché non c’è un movente. Ma ripeto, è un mio sogno”.

A quel punto Bocciolini ha perso la pazienza: “Non si può parlare così. Dai collega, non puoi dire che è tutto un sogno!”.

Tensione alle stelle: Lovati si rifiuta di continuare il confronto

Il clima si è fatto rapidamente teso, fino a degenerare in un acceso scambio personale. Lovati, visibilmente contrariato, si è rivolto con tono seccato a Bocciolini:

“Come ti chiami tu? Quanti anni hai? Porta rispetto, parlo con un collega, non con te! Non voglio più parlare con te, non mi interessa”.

Un momento televisivo che ha lasciato interdetti gli spettatori e che ha costretto Alberto Matano a intervenire per riportare la calma.

L’intervento di Matano: “Noi parliamo della realtà, non di sogni”

Con grande professionalità, il conduttore ha tentato di mediare la situazione senza alimentare ulteriormente lo scontro:

“Prendo atto che non vuole più parlare. Ma qui abbiamo il compito di fare chiarezza per chi ci segue da casa. Rispetto la sua età, il suo ruolo e la sua carriera, ma se lei mi parla di sogni su un caso giudiziario, capirà che dobbiamo cercare di attenerci ai fatti”.

Un richiamo alla responsabilità mediatica, necessario quando si discute di un caso così delicato come l’omicidio di Chiara Poggi, che continua a sollevare domande, sospetti e ricostruzioni – reali o presunte – anche a distanza di anni.

Conclusione: Garlasco continua a dividere, anche in TV

L’ennesimo scontro televisivo sul caso di Garlasco dimostra quanto il dibattito resti acceso e quanto ogni dichiarazione possa pesare, soprattutto se fatta in prima serata su un canale nazionale. La tensione tra avvocati, il ruolo del conduttore e l’interesse del pubblico formano un mix che rende ogni parola delicata, ogni opinione potenzialmente controversa.

Matano ha scelto di chiudere con eleganza, ma la sensazione è che, finché il caso Chiara Poggi non troverà una verità giudiziaria condivisa e definitiva, i “sogni” – e le polemiche – continueranno ad abitare anche i talk show.

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