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La Verità Dietro l'Addio di Inzaghi all'Inter e le "5 Sberle" del PSG: La Data Chiave è il 13 Maggio

La Verità Dietro l’Addio di Inzaghi all’Inter e le “5 Sberle” del PSG: La Data Chiave è il 13 Maggio

Simone Inzaghi e l’Inter si sono lasciati, in un pomeriggio caldo del 3 giugno, esattamente quattro anni dopo il suo arrivo in nerazzurro, dopo il proficuo percorso con la Lazio. La notizia era nell’aria, palpabile a Milano e nell’ambiente calcistico.

Una stagione a tratti esaltante, per il sogno del triplete, e in parallelo insidiosa per le polemiche che hanno accompagnato il secondo posto in campionato, è precipitata dopo le cinque reti incassate nella finale di Champions League contro il Paris Saint-Germain. Una giornata orribile per il mondo Inter, che verrà ricordata come la peggiore batosta di sempre in una competizione internazionale.

C’era Qualcosa Sotto? Il Mistero di Monaco

Troppo dura da digerire questa delusione, oppure c’era già qualcosa che covava sotto? Le letture di questo finale alla Stanley Kubrick, che mostra Simone Inzaghi come il David Bowman di 2001: Odissea nello Spazio, isolato e senza una reale spiegazione del suo destino, sono molteplici. È la modalità dell’addio che spinge a un necessario approfondimento.

Che il futuro di Inzaghi sia l’Arabia Saudita, più precisamente l’Al Hilal, la squadra più ricca e vincente nel calcio degli sceicchi, è ormai certo. L’esordio è previsto per il 18 giugno al Mondiale per Club contro il Real Madrid. Ma ci sono passaggi da chiarire: innanzitutto, cosa è successo nella finale di Monaco? I volti dei calciatori dell’Inter, inquadrati dalle telecamere prima della partita, parlavano chiaro. Si intuiva che qualcosa si era rotto. C’era pressione nell’aria e forse un senso di smarrimento in un gruppo che per quattro anni aveva provato a entrare nella storia nerazzurra e stava perdendo la sua guida.

Poi i tempi: il 12 maggio Cesc Fàbregas rifiutava il Bayern Leverkusen. La notizia era trapelata ed era entrata nello spogliatoio dell’Inter. Qualcosa si era incrinato. Quindici giorni da incubo in cui Simone Inzaghi e i suoi giocatori perdevano tutto. Prima il campionato all’ultimo minuto contro la Lazio e quindi il crollo contro il Paris Saint-Germain.

Rifiuti, Mercato e Suggestioni: La Scelta di Inzaghi

C’è poi da domandarsi perché Simone Inzaghi abbia rifiutato la proposta di rinnovo che Marotta e tutti i vertici della società gli hanno fatto trovare sulla scrivania negli uffici di Via della Liberazione. È vero che 25 milioni all’anno sono una quantità di soldi impossibile da lasciarsi scappare, ma un tecnico ancora giovane e ambizioso sa che spostarsi nel calcio arabo significa uscire dalla scena che conta. Sembra che il “Demone di Piacenza” abbia chiesto rassicurazioni sul mercato, perché Luis Henrique e Sucic, a suo dire, non sarebbero bastati per competere ai massimi livelli. Sarebbe mancato il punto d’incontro per proseguire. O forse era già tutto deciso?

C’è stata, per qualche ora, anche la suggestione Juventus, perché l’arrivo, ormai quasi certo, del preparatore Antonio Pintus in bianconero – l’uomo che aveva fatto le fortune di Simone Inzaghi alla Lazio e il primo anno in nerazzurro – accendeva la luce su traiettorie quasi impensabili. E invece erano solo voli pindarici di noi insider del calciomercato, che sogniamo sempre il colpo grosso.

È finita così la storia d’amore (e odio) tra Simone Inzaghi e l’Inter. Con l’allenatore pronto per almeno un paio di stagioni sabatiche pagate a peso d’oro e la ferita della dannata finale di Monaco di Baviera, in cui il PSG ha asfaltato tutto. Tattica estrema con la chiave della pressione di Dembelé sui rilanci di Sommer per 90 minuti, ma anche un’evidente sofferenza mentale di un percorso giunto a fine ciclo.

Un Addio da “Buoni Amici” e un Futuro da Scrivere

I saluti sono stati da buoni amici, i classici ringraziamenti tra chi dice di volersi bene ma spera di non rivedersi mai più. Un marchio, quello di Simone Inzaghi nella storia dell’Inter, che qualcuno prova a considerare fallimentare, ma forse dimentica i numeri di un allenatore che ha lavorato in silenzio, anche quando nelle sessioni di mercato i giocatori non arrivavano e si “comprava” a parametro zero. D’altronde, sei trofei – di cui uno scudetto, due Coppe Italia, tre Supercoppe di Serie A e in più due finali di Champions League raggiunte – in quattro stagioni, non possono passare come niente.

Ci saranno nuove pagine da scrivere e Marotta ha pronto il nome pesante: davanti a tutti c’è Cesc Fàbregas, che alla guida del Como ha stregato il calcio italiano. Poi circolano i nomi di De Zerbi o di un clamoroso ritorno di Mourinho. Ma forse quest’ultimo è solo un nome per stimolare l’algoritmo di internet. O forse una pillola per curare l’anima dei tifosi.

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