L’umanità si trova oggi davanti a una sfida cruciale: garantire il benessere e la salute di oltre due miliardi di adolescenti e giovani adulti, pari a circa un quarto della popolazione mondiale. Secondo un’allarmante analisi condotta dagli esperti della Lancet Commission on adolescent health and wellbeing, pubblicata sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet, il futuro di milioni di ragazzi e ragazze potrebbe essere compromesso se non si agirà con urgenza.
Lo studio proietta uno scenario drammatico al 2030, quando si stima che un miliardo di giovani vivrà in condizioni sanitarie pericolose, in contesti spesso segnati da disuguaglianze, crisi ambientali e fragilità sociale. La fotografia globale che emerge dal rapporto mostra un’epidemia silenziosa: 464 milioni di adolescenti potrebbero diventare sovrappeso o obesi, un dato che evidenzia la crescente diffusione di abitudini alimentari scorrette e sedentarietà. Contestualmente, circa un terzo delle ragazze adolescenti rischia di soffrire di anemia, una condizione che impatta profondamente sullo sviluppo fisico e cognitivo.
Tra crisi ambientali, disagio mentale e rivoluzione digitale: il futuro degli adolescenti è appeso a un filo
A peggiorare il quadro, il rapporto sottolinea che quasi 200 milioni di giovani avranno problemi con l’alcol, e che ben 42 milioni di anni di vita sana potrebbero andare perduti a causa di disturbi mentali e suicidio. Si tratta di numeri impressionanti, che rappresentano un campanello d’allarme per governi, organizzazioni sanitarie e comunità globali. Eppure, nonostante la gravità della situazione, i finanziamenti destinati alla salute adolescenziale rappresentano appena il 2,4% degli aiuti globali, a fronte di un carico di malattia pari al 9%.
Negli ultimi trent’anni, secondo la co-presidente della Commissione Sarah Baird della George Washington University, i progressi sono stati altalenanti. Se da un lato si è registrato un calo nell’uso di alcol e tabacco e un aumento dell’accesso all’istruzione superiore, dall’altro si è assistito a una preoccupante impennata di obesità e disagio psicologico, specialmente in alcuni Paesi africani e asiatici, dove il numero di adolescenti in sovrappeso è aumentato fino a otto volte.
Oltre ai problemi attuali, le sfide del futuro si prospettano ancora più complesse. Gli adolescenti di oggi sono la prima generazione a dover vivere interamente in un mondo segnato dalla “triplice crisi planetaria”, ovvero l’intreccio devastante tra cambiamenti climatici, perdita di biodiversità e inquinamento. Secondo il rapporto, questa generazione affronterà un’esistenza in cui le temperature medie globali saranno stabilmente più alte di almeno mezzo grado rispetto all’epoca preindustriale, con effetti gravi e duraturi su ambiente, salute e sistemi economici.
Anche la sfera digitale è diventata un ambito critico. Le relazioni sociali si spostano sempre più online, alimentando nuove forme di vulnerabilità. Il rapporto evidenzia come le tecnologie digitali espongano gli adolescenti a rischi crescenti: cyberbullismo, contenuti violenti e a sfondo sessuale, disinformazione e manipolazione algoritmica. A ciò si aggiunge l’impatto potenziale dell’Intelligenza Artificiale, che nei prossimi anni potrà amplificare sia gli aspetti benefici che quelli dannosi del mondo digitale. In parallelo, restano attivi fattori di pressione come il marketing aggressivo delle industrie alimentari, i conflitti geopolitici e le disuguaglianze sociali che continuano a limitare l’accesso a cure, istruzione e opportunità.
Il messaggio lanciato dagli esperti è chiaro e inequivocabile: gli investimenti nella salute e nel benessere degli adolescenti di oggi non sono semplici azioni assistenziali, ma un vero investimento sul futuro dell’umanità e del pianeta. Ogni euro speso in prevenzione, istruzione e supporto psicosociale ha il potenziale di generare benefici a lungo termine per intere generazioni. In gioco non c’è solo la salute dei singoli, ma la stabilità, la produttività e la sostenibilità del mondo di domani.
“Il momento di agire è adesso”, conclude il rapporto. Se la comunità internazionale non interverrà con misure concrete, rapide e coordinate, sarà troppo tardi. E i giovani di oggi – quelli che dovrebbero essere il motore del cambiamento – saranno invece le prime vittime di un sistema che ha scelto di voltare loro le spalle.