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La caccia diventa senza limiti: il disegno di legge Lollobrigida e il regalo all’industria delle armi

La caccia diventa senza limiti: il disegno di legge Lollobrigida e il regalo all’industria delle armi

Con il nuovo disegno di legge proposto dal ministro dell’Agricoltura Francesco Lollobrigida, la caccia in Italia sembra destinata a diventare una pratica senza regole e senza confini. L’iniziativa legislativa, presentata con l’intento di tutelare la biodiversità, in realtà pare favorire altri interessi, non ultimi quelli dell’industria bellica e delle munizioni.

La proposta contiene elementi che, se approvati, rivoluzionerebbero il concetto stesso di attività venatoria. Tra le novità più controverse spiccano la possibilità di cacciare nei parchi naturali, in aree protette e addirittura in orari notturni, attraverso una revisione del concetto di “esercizio venatorio” che esclude le attività di addestramento dei cani, anche se effettuate di notte e con armi al seguito.

A prima vista, sembra più un potenziamento delle vendite per i produttori di fucili e cartucce che un vero provvedimento per la conservazione ambientale. Non a caso, tra gli esponenti politici che sostengono la misura figura Pietro Fiocchi, eurodeputato di Fratelli d’Italia e membro della nota famiglia produttrice di munizioni.

I veri beneficiari? Le aziende di armi italiane

Mentre il dibattito pubblico si concentra sulla legittimità della caccia in territori sensibili, il vero motore dell’iniziativa sembra ruotare attorno all’economia delle armi. Beretta, Benelli e Fiocchi sono solo alcuni dei nomi italiani che potrebbero trarre vantaggio da una liberalizzazione estesa della caccia.

Allungare la stagione venatoria e ridurre le restrizioni sui luoghi e sugli orari di caccia significa automaticamente aumentare la domanda di armamenti, munizioni e accessori. Un mercato in espansione che, dietro la retorica della “difesa della biodiversità”, rischia di mettere a repentaglio proprio gli ecosistemi che dichiara di voler proteggere.

Foto Roberto Monaldo / LaPresse 19-10-2023 Roma Politica Trasmissione tv “Porta a Porta” Nella foto Francesco Lollobrigida 19-10-2023 Rome (Italy) Politica Tv program “Porta a Porta” In the pic Francesco Lollobrigida

Caccia nei parchi e addestramenti notturni: il paradosso ecologico

Uno degli aspetti più preoccupanti del disegno di legge è l’apertura delle aree demaniali alla caccia: parchi, riserve naturali, foreste e, in modo ambiguo, perfino le spiagge. In luoghi tradizionalmente dedicati al turismo e alla tutela del patrimonio naturale, potrebbe presto diventare normale incrociare fucili imbracciati da cacciatori al posto di famiglie con bambini o escursionisti.

In questo scenario surreale, non mancano i rischi per la sicurezza pubblica. L’estensione delle specie cacciabili da 7 a 47 apre anche a pericolosi equivoci. Se un turista dall’abbigliamento esotico viene scambiato per una specie non protetta? Il confine tra ironia e tragedia diventa sottilissimo.

Escursioni notturne con fucile: l’Italia come il Far West?

Con la nuova normativa, l’addestramento dei cani da caccia non è più considerato caccia vera e propria. E quindi via libera agli allenamenti anche in piena notte, magari nei pressi di abitazioni rurali, con buona pace della quiete e della sicurezza dei residenti.

Chi ha scelto di trasferirsi in campagna, magari per una vita più tranquilla, potrebbe trovarsi circondato da cacciatori e cani in attività alle prime luci dell’alba o sotto la luna piena. Galline, gatti e perfino i nuovi proprietari potrebbero essere scambiati per selvaggina da chi confonde un pollaio con una riserva di caccia.

E se il cacciatore si introduce per errore in una casa non ancora arredata, convinto che sia una costruzione abbandonata? I rischi non sono solo ipotetici: la legge consente di sparare anche nei periodi di nidificazione, rendendo di fatto vulnerabile qualunque angolo di campagna.

La deriva armata della ruralità

Un altro punto critico è la possibilità per i proprietari terrieri di cacciare senza limiti sulle proprie terre. In assenza di regolamentazioni chiare, questa libertà potrebbe trasformarsi in anarchia armata. Chi stabilisce chi è un cacciatore e chi no? Chi impedisce abusi o scambi di persona pericolosi?

Ecco perché alcuni osservatori, con tono ironico ma non privo di fondamento, propongono di adottare il “modello americano”: fucili da caccia in vendita nei supermercati, libero porto d’armi, autodifesa anche contro chi ti confonde per un animale.

Una legge pericolosa mascherata da tutela ambientale?

Mentre si continua a parlare di salvaguardia degli ecosistemi, il disegno di legge Lollobrigida sembra perseguire una direzione diametralmente opposta. Aumentare la presenza di armi nei territori rurali, allargare i confini della caccia e ridurre i controlli significa minare la coesistenza tra uomo e natura, non rafforzarla.

E allora la domanda sorge spontanea: è davvero la biodiversità la priorità di questo disegno di legge? Oppure siamo di fronte all’ennesima norma cucita su misura per rafforzare gli interessi economici di un settore che, sotto l’etichetta di “eccellenza italiana”, continua a influenzare pesantemente le scelte politiche?

Forse, alla fine, l’unica specie veramente protetta sarà – ancora una volta – quella dell’industria delle armi.

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