Nel 2021 Kekko Silvestre, frontman dei Modà, si è trovato faccia a faccia con uno dei mali più subdoli e invalidanti: la depressione. Non era solo stanchezza o malinconia, ma un vero e proprio collasso fisico e mentale che lo aveva privato della forza di camminare, esibirsi, vivere. Per mesi è stato lontano dalle scene, chiuso in una gabbia invisibile che lo teneva lontano dalla musica e dal pubblico che lo ha sempre amato.
Il giorno della svolta
L’11 maggio di quell’anno è stato per Kekko un punto di non ritorno, la data in cui ha deciso di chiedere aiuto, rompendo il silenzio. Iniziò così un percorso terapeutico profondo, basato su psicoterapia e farmaci, seguiti con impegno e dedizione. “Pensavo di morire”, ha confessato in un’intervista, “poi piano piano ho ricominciato a vedere i colori”.
Quella frase, così semplice ma potente – “Sul divano non si guarisce” – è diventata il suo mantra. Un invito a non lasciarsi sconfiggere dalla paralisi del dolore. Perché la depressione, se ignorata, non si dissolve: si annida, cresce e finisce per consumarti in silenzio.
La musica come via di salvezza
Il vero motore della sua rinascita è stata la musica. Il ritorno sul palco, seppur difficile, è stato catartico. Sanremo 2023 ha segnato la sua risalita pubblica: Kekko è tornato con il brano “Lasciami”, una canzone intensa, scritta di suo pugno, che riflette l’anima di chi ha attraversato il dolore e ora cerca la luce.
Non è solo un pezzo d’amore finito. È un messaggio. È un addio al buio, un atto di liberazione. Per Kekko, ogni nota è stata una cura, ogni parola cantata un passo verso la guarigione. I concerti, l’affetto del pubblico, la routine musicale: tutto lo ha aiutato a ritrovare sé stesso.
Il ritorno a San Siro: la vittoria più bella
Il 12 giugno, i Modà hanno riempito nuovamente lo stadio di San Siro, un traguardo simbolico per Kekko e la band. Un segnale forte: la vita può riprendere, anche dopo una lunga pausa imposta dal dolore.
“Non sono guarito, ma sono in cammino”
Oggi Kekko è sereno, ma non si definisce “guarito”. È consapevole che con la depressione non si chiude una porta per sempre. Si impara a conviverci, a riconoscerla, ad affrontarla. E soprattutto, a parlarne. “Dire ‘non sto bene’ è un atto di coraggio. Chiedere aiuto non è debolezza, è salvezza”, dice.
Il suo racconto è un abbraccio a chi ancora soffre in silenzio. A chi ha difficoltà ad alzarsi dal letto, a chi sorride fuori mentre dentro si spegne. La sua voce, oggi, non serve solo a intrattenere. Serve a tendere la mano, a far capire che il buio non è l’unico destino possibile.
La forza della fragilità
Nel mondo dello spettacolo, dove la vulnerabilità spesso si cela dietro maschere di perfezione, Kekko ha scelto la strada più difficile: mostrarsi per quello che è, con le sue ferite e la sua rinascita.
Il suo messaggio è chiaro: anche i più forti cadono, ma tutti possono rialzarsi. Nessuno è solo. E ricominciare a vivere, a sorridere, a sperare, è un diritto di chiunque abbia affrontato l’oscurità.