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Il duro faccia a faccia tra Formigli e Parenzo sul conflitto israelo-palestinese

Il duro faccia a faccia tra Formigli e Parenzo sul conflitto israelo-palestinese

Corrado Formigli e David Parenzo protagonisti di un durissimo botta e risposta in diretta televisiva. Il tema? Il conflitto tra Israele e Hamas, che ha infiammato l’ultima puntata di “PiazzaPulita”.

Quello che doveva essere un confronto giornalistico acceso si è trasformato in un autentico duello verbale. Durante la puntata di PiazzaPulita andata in onda recentemente su La7, Corrado Formigli e David Parenzo si sono scontrati frontalmente sul tema della guerra in Medio Oriente. Una frase, in particolare, è diventata il simbolo della serata: “Te non sei mai stato a Gaza, quindi ora mi stai a sentire a me”, ha tuonato Formigli, spegnendo ogni tentativo dell’interlocutore di controbattere.

Una domanda scomoda: Israele e le democrazie che violano i diritti

Tutto ha avuto inizio con una domanda netta posta da Formigli: «È più grave che una democrazia come Israele compia azioni che violano i diritti umani, arrivando a comportarsi come un’organizzazione terroristica?»

Una provocazione forte, che ha subito acceso gli animi in studio. David Parenzo ha cercato di ribattere, sottolineando che Israele non possa essere paragonato ad Hamas. Ma Formigli ha incalzato senza esitazioni, affermando che le immagini, i numeri e i fatti documentati da chi è stato sul campo raccontano una verità molto più scomoda di quella raccontata dalle narrazioni ufficiali.

Dissenso interno in Israele? “Non cambia nulla a Gaza”

Parenzo ha tentato di portare il dibattito su un terreno più complesso, ricordando le numerose forme di dissenso che attraversano la società israeliana: le proteste contro Netanyahu, i militari che rifiutano di prestare servizio, la presenza di una significativa minoranza araba nel Paese.
Ma Formigli è stato tranchant: “Questo cambia qualcosa rispetto a ciò che succede a Gaza?”

Il conduttore ha poi messo sul tavolo i dati più dolorosi: 1.200 vittime israeliane nell’attacco del 7 ottobre da parte di Hamas, ma oltre 60.000 morti a Gaza fino ad oggi, cifra che secondo stime indirette potrebbe addirittura superare le 100.000 vittime, considerando la crisi sanitaria e la fame.

Formigli accusa: “Israele ha finanziato Hamas”

Il confronto ha preso una piega ancora più delicata quando Formigli ha lanciato una pesante accusa: “Lo Stato di Israele ha, nel tempo, sostenuto Hamas per indebolire l’Autorità Palestinese e giustificare determinate politiche”.

Parenzo, visibilmente in difficoltà, ha cercato di riportare la conversazione su un piano più diplomatico, parlando di possibili mediazioni, coinvolgendo il Vaticano, la Comunità di Sant’Egidio, il rilascio degli ostaggi e l’urgenza di cessare il fuoco. Ma la sua voce sembrava ormai sovrastata dalla forza dialettica di Formigli.

“Sei mai stato a Gaza?” – Il confronto diventa personale

Il punto di rottura è arrivato quando Formigli ha lanciato una vera e propria frecciata personale: “Te non sei mai stato a Gaza, quindi ora ascolti me”. Parenzo, piccato, ha ribattuto: “E tu per entrare hai chiesto il permesso a Hamas?”. La risposta di Formigli è stata fulminea: “No, il permesso lo devi chiedere a Israele. Altrimenti non entri.”

Una realtà scomoda per molti, ma nota a chiunque abbia tentato di entrare nella Striscia: l’accesso è filtrato e spesso negato dalle autorità israeliane.

La libertà di stampa e il mistero dei tunnel di Hamas

A chiudere lo scontro, un’ultima frecciata di Parenzo, che ha insinuato un dubbio sulla libertà di stampa nella Striscia di Gaza: “Come mai nessun giornalista ha mai visto i tunnel? Perché non ve li fanno vedere”.
Un interrogativo che, pur tentando di ribaltare la narrazione, solleva un’altra questione ancora più delicata: chi decide cosa può o non può essere raccontato in territori martoriati dalla guerra e dal controllo armato?

Un dibattito che riflette la frattura profonda sull’opinione pubblica

Lo scontro tra Corrado Formigli e David Parenzo non è stato soltanto un momento televisivo ad alta tensione, ma la fotografia cruda di un tema che spacca in due l’opinione pubblica: come raccontare una guerra così asimmetrica, dove ogni parola rischia di essere una lama e ogni omissione un silenzio colpevole?
Il giornalismo, in questi casi, non può essere neutro. Può solo cercare la verità, anche quando brucia.

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