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Gianna Nannini si confessa: “Da bambina molestata dal maestro. Durante la gravidanza i fotografi ovunque, anche nelle valigie”

Gianna Nannini si confessa: “Da bambina molestata dal maestro. Durante la gravidanza i fotografi ovunque, anche nelle valigie”

Gianna Nannini e il coraggio di raccontare: tra abusi subiti, maternità voluta e libertà difesa con forza

Gianna Nannini, icona assoluta del rock italiano, non è solo una voce che ha fatto la storia della musica. È anche una donna che ha attraversato tempeste intime, traumi mai rimossi e un percorso di maternità vissuto con coraggio, al di fuori di ogni schema sociale. In una recente intervista, ha aperto il cuore con parole che pesano come pietre, ma brillano anche per autenticità e resilienza.

«Quando ero piccola sono stata molestata da un maestro di musica», racconta senza esitazioni. Un trauma antico che si è sedimentato nel tempo, ma che oggi decide di condividere per dar voce a chi non l’ha mai avuta. Le sue parole sono uno schiaffo al silenzio, una presa di posizione netta contro ogni forma di abuso.

Una maternità tardiva, desiderata e difesa con tutte le forze

Ma è nel parlare della sua esperienza come madre che Gianna mostra una delle sue sfumature più potenti. A 56 anni ha deciso di diventare mamma. Non per capriccio, non per provocazione, ma per desiderio autentico. «Penelope l’ho voluta tanto», confessa. La sua unica figlia, oggi adolescente, è il frutto di una scelta profonda, nata dalla volontà di vivere la maternità nel corpo e nell’anima, senza compromessi.

Quella gravidanza, però, è stata accompagnata da un’invasione mediatica violenta e incessante: «Trovavo i fotografi ovunque. Persino dentro le valigie». Una vera e propria persecuzione, che Nannini definisce più dolorosa delle molestie subite da bambina. «La violenza verbale e mediatica che ho vissuto in quel periodo è stata insostenibile. Peggio di qualsiasi altro abuso», denuncia. E a protezione di sé, ironizza ma non troppo: «Sono cintura nera di karate, la mia guardia del corpo doveva difendere i fotografi… da me».

Una vita fuori dagli schemi, in difesa della libertà

Gianna ha scelto di crescere Penelope da sola, senza un marito, senza una figura maschile accanto. E per lei, questa scelta è stata «una delle cose più belle della mia vita». Penelope è cresciuta in un ambiente libero, senza etichette né pregiudizi. «Volevo che mio corpo mettesse al mondo un essere umano. È un’esperienza enorme, che ogni donna dovrebbe vivere con pienezza, se lo desidera».

Oggi Penelope ha 14 anni e, dice Gianna, ha un carattere molto diverso dal suo: «Io sono una che esplode, lei è riservata. A volte mi rimprovera, ma io cerco di essere una madre presente, anche se forse un po’ troppo indulgente. Ma è l’unica figlia, e l’ho voluta con tutta me stessa».

Per scelta e per rispetto, Penelope è sempre stata tenuta lontana dai riflettori: «Quando era piccola non volevo esporla. Ora, da adolescente, non sarebbe giusto. A lei non piace farsi fotografare, non vuole apparire».

La voce che non smette mai di combattere

Con i suoi 71 anni portati con orgoglio e leggerezza, Gianna Nannini resta una figura irregolare nel panorama dello spettacolo italiano. Mai omologata, mai convenzionale. «Io sono una donna anomala», afferma, «perché non mostro il corpo per piacere. Preferisco raccontarmi con le canzoni, con le scelte, con la vita».

E non smette di denunciare le ingiustizie. Parlando della violenza sulle donne, è netta: «Chi maltratta una donna è uno sconfitto. Punto. Non ci sono attenuanti». La sua voce è ancora oggi un atto politico, una dichiarazione d’indipendenza. Ed è questo che la rende eterna.

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