L’Eurovision Song Contest 2025 non è ancora ufficialmente iniziato, ma già si trova al centro di un acceso dibattito internazionale. La partecipazione di Israele alla competizione musicale sta suscitando forti reazioni, simili – e forse persino più forti – rispetto a quelle dell’anno precedente. Già nel 2024, infatti, l’artista israeliana Eden Golan fu accolta da una platea divisa, con momenti di forte contestazione, fischi e urla durante la sua esibizione.
Ora, a pochi giorni dall’inizio delle puntate ufficiali dell’edizione 2025, la situazione è ulteriormente degenerata. Un gruppo composto da oltre 70 personalità legate al mondo dell’Eurovision – tra cui ex vincitori, cantautori, coristi e commentatori – ha firmato una lettera aperta per richiedere l’esclusione di Israele dalla competizione.
La lettera degli artisti contro la presenza di Israele
Nel documento diffuso pubblicamente, i firmatari si rivolgono direttamente all’Unione Europea di Radiodiffusione (UER), chiedendo l’esclusione dell’emittente israeliana KAN dalla gara. La motivazione principale risiede nella presunta complicità dell’emittente con le politiche di Israele nei confronti della popolazione palestinese, con particolare riferimento alla situazione a Gaza.
I firmatari dichiarano: “Crediamo nel potere unificante della musica, per questo ci opponiamo all’uso di questo mezzo come strumento di propaganda per crimini contro l’umanità”.
Secondo quanto affermano, l’UER avrebbe permesso a Israele di partecipare all’edizione 2024 nonostante l’accusa di genocidio in corso nella Striscia di Gaza. Questo, secondo loro, avrebbe reso il festival dello scorso anno “il più politicizzato e controverso della storia dell’Eurovision”.
Le accuse di doppio standard e il paragone con la Russia
Nel testo della lettera viene anche messo in evidenza quello che gli artisti definiscono un “doppio standard” da parte dell’organizzazione. Viene citato l’esempio del 2022, quando la Russia fu espulsa dall’Eurovision a seguito dell’invasione dell’Ucraina. Per questo motivo, gli artisti chiedono un trattamento analogo per Israele.
“L’UER ha già dimostrato di poter agire quando lo ritiene necessario. Non possiamo accettare che Israele venga trattato con un’eccezione ingiustificata”.
Gli artisti ribadiscono il proprio sostegno ai concorrenti che parteciperanno all’edizione 2025, ma condannano con fermezza la posizione assunta finora dall’organizzazione. Chiedono un’azione immediata per “preservare la credibilità e l’integrità del festival”.

La risposta ufficiale dell’EBU: Israele resta in gara
A seguito della lettera, l’Unione Europea di Radiodiffusione ha diramato un comunicato ufficiale firmato dal responsabile delle comunicazioni Dave Goodman. Il portavoce ha riconosciuto la delicatezza della situazione e le preoccupazioni espresse dagli artisti, ma ha anche ribadito la neutralità e l’autonomia del concorso rispetto agli eventi politici globali.
“Il nostro obiettivo è mantenere l’Eurovision Song Contest un evento universale, inclusivo e positivo, che celebri la diversità attraverso la musica”, ha dichiarato Goodman.
L’EBU ha inoltre precisato che la partecipazione all’Eurovision non è riservata ai governi, ma alle emittenti pubbliche che rispettano i criteri stabiliti. In questo senso, l’emittente israeliana KAN continua a essere ritenuta idonea.
Il ruolo di KAN e il supporto dell’EBU
Nella nota, Goodman ha difeso anche la posizione dell’EBU nei confronti dell’emittente israeliana. Ha sottolineato come l’organizzazione stia supportando KAN contro i tentativi di privatizzazione o chiusura da parte del governo israeliano, in linea con la missione dell’EBU di sostenere i media di servizio pubblico.
“L’EBU rimane allineata con altre organizzazioni internazionali che continuano a includere Israele in competizioni artistiche e culturali”.
In sostanza, l’organizzazione ha confermato che la cantante israeliana Yuval Raphael potrà regolarmente partecipare all’edizione 2025, spegnendo ogni voce su un’eventuale esclusione.
L’edizione 2025 dell’Eurovision Song Contest si preannuncia una delle più controverse degli ultimi anni. Le richieste di esclusione di Israele, le proteste degli artisti e la risposta dell’EBU hanno creato un clima carico di tensione, che rischia di influenzare anche l’andamento della gara stessa.
Resta da vedere se, nonostante le polemiche, la musica riuscirà davvero a unire – o se sarà ancora una volta il contesto geopolitico a prendere il sopravvento sul palco europeo.