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Diritti LGBT nella Chiesa: i cardinali favorevoli e quelli che si oppongono

Dopo l’inizio della sede vacante, avvenuto ufficialmente ieri, il Decano del Collegio dei Cardinali ha l’obbligo di avviare entro due settimane il Conclave, la procedura formale e solenne che porterà all’elezione del nuovo Pontefice.

Secondo le principali fonti giornalistiche internazionali, sarebbero attualmente una quindicina i cardinali considerati “papabili”, ovvero potenziali successori al soglio di Pietro. Ma un aspetto che desta particolare interesse è l’atteggiamento di questi cardinali nei confronti della comunità LGBTQ+: chi si mostra inclusivo e chi, al contrario, si oppone anche ai piccoli segnali di apertura avviati sotto il pontificato di Papa Francesco?

Chi sono i cardinali favorevoli a una Chiesa più accogliente verso la comunità LGBTQ+?

Uno dei nomi più citati tra i possibili successori è quello del cardinale Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna e attuale presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Zuppi si è spesso espresso a favore di una Chiesa che non escluda nessuno e che sia davvero universale.

Cardinale Matteo Maria Zuppi

In diverse occasioni ha ribadito l’importanza dell’amore e della comprensione come fondamenti della comunità ecclesiale. Ha raccontato anche esperienze personali che lo hanno arricchito, come il confronto con Michela Murgia sul significato della parola “queer”. Per Zuppi, la Chiesa deve essere una “casa per tutti”, dove la diversità non è una minaccia, ma una risorsa.

Sul tema delle benedizioni alle coppie omosessuali si è dichiarato apertamente favorevole, sostenendo che si tratti di una possibilità pastorale importante: un modo per accompagnare le persone e non per escluderle. Questo approccio ha fatto di Zuppi una figura simbolica del rinnovamento all’interno del mondo cattolico.

Luis Antonio Tagle: l’inclusione come principio guida

Cardinale Luis Antonio Tagle

Anche il cardinale filippino Luis Antonio Tagle, molto apprezzato per la sua apertura mentale e sensibilità, è tra coloro che auspicano una Chiesa inclusiva. Tagle ha più volte sottolineato che la Chiesa deve accogliere tutti, compresi coloro che appartengono alla comunità LGBTQ+. Per lui, la parola “inclusione” non è uno slogan, ma un pilastro della fede cristiana. Ha inoltre mostrato apertura verso questioni complesse come l’accesso all’Eucaristia per i divorziati risposati, tema che negli anni ha diviso molti ambienti ecclesiali.

Nel corso dei sinodi, Tagle ha più volte ribadito l’importanza di affrontare apertamente questi temi, ascoltando davvero le persone e le loro esperienze di vita, senza giudizi preconfezionati.

Peter Turkson: apertura con cautela e rispetto delle dottrine

Il cardinale Peter Turkson, proveniente dal Ghana, adotta una posizione più equilibrata e prudente. Ritiene che l’omosessualità non debba essere considerata un crimine e che le persone LGBTQ+ meritino rispetto e comprensione. Tuttavia, si mantiene fedele alla dottrina ufficiale, che non riconosce le unioni tra persone dello stesso sesso. Secondo Turkson, è essenziale promuovere un’educazione che aiuti a distinguere tra peccato e reato, ricordando che ogni persona è figlia di Dio e non deve mai essere oggetto di criminalizzazione.

Chi si oppone apertamente a ogni forma di inclusione?

Malcom Ranjith: “Le unioni omosessuali distruggono la società”

Il cardinale Malcom Ranjith, arcivescovo di Colombo (Sri Lanka), è tra le voci più critiche nei confronti dell’apertura della Chiesa alle persone LGBTQ+. Ha definito l’omosessualità come un “difetto” e ha respinto con forza qualsiasi forma di riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali nel suo Paese. Per Ranjith, il matrimonio deve rimanere esclusivamente tra un uomo e una donna, e ogni tentativo di legalizzare relazioni diverse sarebbe un attacco diretto ai valori morali e religiosi su cui si fonda la società.

Ludwig Müller: “L’omofobia non esiste, è una strategia ideologica”

Un’altra figura controversa è quella del cardinale tedesco Ludwig Müller, noto per le sue posizioni estremamente rigide. Müller ha negato pubblicamente l’esistenza dell’omofobia, definendola una “costruzione ideologica” usata per manipolare le coscienze. Secondo lui, si tratta di un concetto inventato per zittire il dissenso e imporre una visione del mondo incompatibile con la fede cristiana. Ha accusato alcuni vescovi di essersi piegati al “politicamente corretto” e ha invitato i rappresentanti della Chiesa a non cedere alla “propaganda di genere”.

Robert Sarah: “Le relazioni omosessuali sono contro la natura”

Infine, tra i cardinali più intransigenti c’è il guineano Robert Sarah. Noto per le sue dichiarazioni dure, ha affermato che le benedizioni alle coppie dello stesso sesso sono un’”opera del demonio”. Sarah sostiene che le persone omosessuali debbano essere rispettate, ma che le relazioni omosessuali siano peccaminose e incompatibili con la legge naturale. La sua visione si basa su una netta distinzione tra l’identità personale e le azioni: l’attrazione verso lo stesso sesso, se non voluta né agita, non è peccato; ma ogni forma di unione omosessuale viene considerata “gravemente dannosa”.

Il futuro della Chiesa sarà più inclusivo o più rigido?

L’elezione del nuovo Papa rappresenterà un momento cruciale per il futuro della Chiesa cattolica, soprattutto su temi come l’inclusione, la giustizia sociale e il riconoscimento della dignità delle persone LGBTQ+. Se prevarranno voci come quelle di Zuppi o Tagle, potremmo assistere a un proseguimento (e forse un’accelerazione) del cammino intrapreso da Papa Francesco verso una Chiesa più aperta. Al contrario, l’ascesa di figure come Sarah o Müller segnerebbe un ritorno a un modello più chiuso, intransigente e fortemente ancorato alla tradizione.

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