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Chiara Poggi e la pista del ricatto sessuale: il possibile legame con il Santuario della Madonna della Bozzola

Chiara Poggi e la pista del ricatto sessuale: il possibile legame con il Santuario della Madonna della Bozzola

L’omicidio di Chiara Poggi, avvenuto a Garlasco il 13 agosto 2007, continua a suscitare domande irrisolte e piste investigative mai del tutto chiarite. Una delle ipotesi tornate recentemente alla ribalta è tanto inquietante quanto controversa: si tratta del possibile collegamento tra il delitto e un giro di ricatti a sfondo sessuale che coinvolgerebbe il Santuario della Madonna della Bozzola, un luogo simbolo della spiritualità locale.

Un ricatto che parte dal Vaticano

Nel 2014, sette anni dopo l’omicidio, un’operazione condotta dai Carabinieri di Vigevano riaccese l’attenzione su quel santuario. Due cittadini di origine rumena vennero arrestati con l’accusa di aver cercato di estorcere ben 250mila euro al promotore di giustizia del Vaticano. Secondo le indagini, i due uomini sostenevano di avere in mano materiale compromettente – tra cui una registrazione audio – che coinvolgeva don Gregorio Vitali, all’epoca rettore del Santuario e noto esorcista.

Durante un incontro sotto copertura, svolto all’interno di una stanza della diocesi, un carabiniere travestito da sacerdote intercettò la trattativa tra i ricattatori e il funzionario vaticano. Dalle intercettazioni emerse l’esistenza non solo di audio compromettenti, ma anche di presunti video girati nella camera da letto del sacerdote in compagnia di giovani, alimentando sospetti su attività sessuali illecite.

Don Vitali e l’eco del delitto Poggi

Il nome di don Vitali non era nuovo nel contesto del caso Poggi. Subito dopo il brutale assassinio della giovane, fu proprio lui a rivolgersi pubblicamente al colpevole durante una funzione religiosa, affermando: “Che si penta”. Un’esortazione che oggi, alla luce dei nuovi elementi emersi, assume un tono più ambiguo.

Interrogato in merito alle accuse, don Vitali ammise un solo episodio, che attribuì a un “momento di debolezza”. Le autorità ecclesiastiche decisero di vietargli la celebrazione pubblica della messa, alimentando le voci sulla sua condotta e rafforzando i sospetti sulla presenza di un ambiente opaco legato al Santuario.

La soffiata decisiva e le nuove rivelazioni

Un passaggio cruciale nell’indagine venne ricostruito dall’avvocato Roberto Grittini, difensore dei due ricattatori. Grittini, intervenendo durante una puntata della trasmissione “Chi l’ha visto?”, precisò che fu un confidente dei carabinieri di Vigevano – e non di Garlasco – a fornire le prime informazioni. L’uomo, coinvolto in un’inchiesta su una rapina, riferì spontaneamente dell’esistenza di “anomalie” all’interno del Santuario della Bozzola.

Proprio in quella trasmissione televisiva è emerso un elemento potenzialmente esplosivo: una delle due persone arrestate, oggi latitante, ha parlato in collegamento telefonico dichiarando che Chiara Poggi era a conoscenza del giro e aveva manifestato l’intenzione di denunciare tutto. Secondo quanto affermato dall’uomo: “Poggi aveva scoperto il giro e aveva detto che avrebbe parlato, da lì è partito tutto”. Una frase che, se confermata, potrebbe rappresentare un tassello fondamentale per chiarire il movente dell’omicidio.

Un delitto per insabbiare uno scandalo?

Il quadro che si delinea è quello di un possibile delitto su commissione, orchestrato per mettere a tacere Chiara Poggi, rea di aver scoperto un giro di ricatti o abusi che avrebbero potuto travolgere figure di rilievo all’interno della comunità religiosa. A sostenere questa ipotesi è anche l’avvocato Massimo Lovati, legale di Andrea Sempio, altro nome comparso nella lunga lista degli indagati nel corso degli anni.

Lovati ha lasciato intendere che l’omicidio di Chiara potrebbe essere l’opera di un sicario entrato nella villetta della famiglia Poggi con l’intento di uccidere, in quella che somiglierebbe più a un’esecuzione che a un delitto passionale. Una pista alternativa che mette nuovamente in discussione la narrazione dominante e suggerisce un movente finora trascurato: il silenziare una potenziale testimone scomoda.

Una verità ancora sepolta?

Dopo anni di processi, assoluzioni e condanne, il caso Chiara Poggi rimane tra i più intricati della cronaca giudiziaria italiana. La possibile connessione tra il Santuario della Bozzola, i ricatti a sfondo sessuale e il movente dell’omicidio apre nuovi scenari che potrebbero riscrivere la storia giudiziaria di uno dei delitti più controversi del nostro Paese.

Se le recenti dichiarazioni verranno confermate da riscontri oggettivi, sarà inevitabile riaprire ufficialmente l’indagine, con l’obiettivo di fare luce su una vicenda che, a quasi vent’anni di distanza, chiede ancora giustizia e verità.

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