Sono trascorsi diciotto anni da quando Chiara Poggi fu trovata uccisa nella sua abitazione di Garlasco. Un caso che ha segnato profondamente la cronaca italiana e che sembrava aver trovato una sua conclusione. Eppure oggi, nel 2025, qualcosa riaccende l’interesse: non una nuova sentenza, ma una roggia. Si tratta di un piccolo corso d’acqua situato in via Fante d’Italia a Tromello, poco distante dalla casa della nonna delle gemelle Cappa. Secondo una recente testimonianza rilanciata dal programma Le Iene, proprio lì sarebbe stata gettata l’arma del delitto.
Una testimonianza riemerge dopo anni: l’arma gettata nella roggia?
Il nuovo testimone, la cui identità è rimasta riservata, afferma di aver visto una donna gettare un oggetto metallico, pesante, nel canale. Quella donna, secondo la ricostruzione, sarebbe Stefania Cappa – cugina della vittima – mai coinvolta ufficialmente nelle indagini. Questo racconto, rimasto per anni sotto silenzio, ha spinto la procura di Pavia a intervenire per disporre il dragaggio della roggia. Un’azione investigativa sorprendente, considerando che il luogo non era mai stato esaminato nelle indagini originali.
Il dragaggio della roggia: nuova svolta nelle indagini
I vigili del fuoco, su incarico diretto della procura, effettueranno l’ispezione del piccolo corso d’acqua nel tentativo di rinvenire eventuali resti o oggetti compatibili con l’arma del delitto. L’iniziativa, pur con scarse possibilità di successo dopo tanti anni, rappresenta un segnale forte: c’è ancora la volontà istituzionale di cercare risposte dove prima si era guardato altrove.
Marco Muschitta e le parole dimenticate: un testimone mai preso sul serio
Torna alla ribalta anche il nome di Marco Muschitta, operaio che nel 2007 disse di aver visto Stefania Cappa allontanarsi in bicicletta da via Pascoli con un oggetto simile a un attizzatoio. Poco dopo ritrattò la sua dichiarazione, dicendo di aver mentito. Tuttavia, un’intercettazione ambientale tra lui e suo padre racconta una verità diversa: Muschitta confessò di aver visto davvero quella scena, ma che furono i carabinieri a suggerirgli di cambiare versione. Oggi, con un nuovo team investigativo, è stato ascoltato di nuovo. Questa volta, con attenzione.
Le gemelle Cappa, il mistero del fotomontaggio e la presenza sospetta
Una delle domande più inquietanti resta: perché le gemelle Cappa erano presenti nella casa di Chiara? Che significato aveva il fotomontaggio da loro esibito sotto l’abitazione della cugina morta? Si trattava di una provocazione, di un messaggio, o di qualcosa di più oscuro? I loro nomi ricorrono ancora, a distanza di anni, in modo inspiegabile. Nessuna accusa è mai stata formalizzata contro di loro, eppure continuano a essere al centro di voci e sospetti che non si dissolvono.
Alberto Stasi: nove anni in carcere, ma il dubbio resta

Alberto Stasi, ex fidanzato di Chiara Poggi, sta scontando la sua pena da nove anni. È stato condannato in via definitiva, ma il caso è sempre rimasto circondato da interrogativi, omissioni e dettagli sfuggiti. Ogni nuova pista, ogni voce dimenticata, riapre scenari mai del tutto chiusi. E la roggia di Tromello, inspiegabilmente ignorata nelle fasi iniziali, potrebbe diventare oggi il simbolo di quanto ancora non è stato detto.
La ricerca della verità non si è mai fermata
Anche se la possibilità di trovare prove decisive è bassa, il gesto di dragare la roggia ha un valore simbolico e investigativo: indica che non tutto è stato fatto, che la sete di giustizia non si è esaurita. L’Italia, dopo diciotto anni, non ha dimenticato Chiara Poggi. E forse, nel fango di quella roggia, non troveremo l’arma del delitto, ma un segnale che la verità è ancora un dovere da perseguire.