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Caso Garlasco, l’avvocato di Sempio attacca: “Giustizia al contrario, si parte dalla fine”

Caso Garlasco, l’avvocato di Sempio attacca: “Giustizia al contrario, si parte dalla fine”

Parole dure e senza mezzi termini quelle pronunciate dall’avvocato Massimo Lovati, difensore di Andrea Sempio, intervenuto durante la trasmissione Quarto Grado per commentare la nuova inchiesta della Procura di Pavia sul caso Garlasco. Dopo la recente decisione di riaprire le indagini e di iscrivere nuovamente Sempio nel registro degli indagati con l’accusa di concorso in omicidio, Lovati non ha nascosto il suo disappunto e la sua netta contrarietà.

L’avvocato Lovati contesta duramente la nuova accusa di concorso in omicidio

«Questa è la giustizia del diavolo — ha dichiarato con fermezza — si parte dalla fine per arrivare all’inizio». Un’affermazione che racchiude tutta la sua critica verso un procedimento che, a suo avviso, risulta forzato e privo di fondamento. La vicenda, infatti, ha alle spalle una lunga storia: l’indagine iniziale del 2017 si era conclusa con un’archiviazione definitiva, mai contestata. Tuttavia, ora la Procura ha deciso di riaprire il fascicolo, ipotizzando per Sempio una responsabilità condivisa nell’omicidio, cioè un concorso con altri soggetti.

Le prove raccolte finora indicano una sola persona, non più sospetti

Lovati contesta questa nuova accusa definendola “senza senso”, soprattutto perché «le prove non supportano questa tesi». Secondo il legale, infatti, gli elementi raccolti parlano di una sola impronta, riconducibile a una singola persona, e non indicano alcuna partecipazione di terzi. Il concorso, per lui, è un’ipotesi “artificiosa e senza riscontri concreti”.

Non manca una punta di sarcasmo nella sua analisi: «Il concorso lo immagino in una rapina a mano armata su un’autostrada, non certo in questo caso. È come se avessero inventato questo capo d’accusa solo per cercare complici che però non esistono da nessuna parte». Secondo Lovati, si tratterebbe di un “gioco a ritroso”, una strategia per sostenere un’accusa che, a suo dire, è fragile e priva di basi solide.

La difesa definisce la riapertura delle indagini un artificio legale privo di basi

L’avvocato ha anche commentato con preoccupazione l’imminente incidente probatorio fissato per il 17 giugno, durante il quale verranno esaminati materiali e reperti che fino ad ora non erano stati analizzati, compresi rifiuti domestici provenienti dall’abitazione dei Poggi. «Se dopo diciotto anni spuntasse davvero un’impronta di Sempio, sarebbe un incubo — ha ammesso Lovati — ed è proprio così che lo definisco: un incubo, non una realtà».

Quando si è entrati nel merito di possibili prove biologiche sui resti delle vittime, in particolare riguardo ai familiari Fruttoli, Lovati ha minimizzato con una battuta: «Io non ho mai mangiato quelle cose, mangio solo yogurt magro. Non so se lo facesse Sempio, ma perché mai dovrebbe esserci il suo DNA? Siamo nel campo dei sogni più strani».

Infine, il legale ha respinto con forza qualsiasi ipotesi di tensioni o conflitti tra Chiara Poggi e Alberto Stasi, l’unico condannato in via definitiva per l’omicidio. «Non c’erano segnali di crisi tra loro — ha detto — erano fidanzati e si volevano bene. Non esistono prove di un rapporto tossico o di litigi violenti». Lovati ha poi avanzato una suggestiva ipotesi su Stasi: «Magari copre qualcuno, ma non è lui l’assassino. Se decidesse di dire la verità, però, potrebbe rischiare la vita».

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