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Caso Denisa Adas, ipotesi rapimento organizzato, coinvolti rumeni e un legale

Caso Denisa Adas, ipotesi rapimento organizzato, coinvolti rumeni e un legale

A una settimana dalla misteriosa scomparsa di Maria Denisa Adas, giovane donna di origini rumene residente a Prato, gli inquirenti iniziano a delineare un quadro sempre più inquietante. La Procura di Prato, coordinata dal procuratore Luca Tescaroli, sta lavorando su una pista ben precisa: Denisa sarebbe stata rapita nella notte tra il 15 e il 16 maggio da un gruppo organizzato di connazionali, presumibilmente con la complicità di un avvocato.

L’attenzione degli investigatori si sta ora concentrando non solo sugli eventi delle ore immediatamente precedenti alla sparizione, ma anche sul contesto familiare e relazionale della trentenne.

Perquisita l’abitazione della madre: i carabinieri setacciano Torpignattara

Nelle prime ore della notte tra il 21 e il 22 maggio, i militari del Reparto Operativo dei Carabinieri di Prato e Pistoia hanno eseguito una perquisizione nella casa di Maria Cristina Paun, madre di Denisa, situata nel quartiere romano di Torpignattara. L’immobile è stato posto sotto sequestro, mentre la signora Paun è stata nuovamente convocata a Prato per essere riascoltata dagli inquirenti, insieme a una cognata della ragazza e un’amica di famiglia.

La perquisizione è stata disposta nell’ambito di un’indagine che punta a ricostruire ogni dettaglio della rete di relazioni della giovane e gli eventi antecedenti la sua scomparsa.

Il messaggio inquietante: “Ci tengono segregate, ci hanno fatto le peggio cose”

Durante la trasmissione televisiva “Chi l’ha visto?”, due legali della madre di Denisa – Marianna De Simone e Gabriella Bellanova – hanno condiviso un dettaglio particolarmente rilevante: un messaggio allarmante scritto da una collega della giovane a un’altra, successivamente inoltrato ai familiari. Nel testo si legge: “Ci tengono segregate, sono terrorizzata, ci hanno fatto le peggio cose. Non voglio più fare questo lavoro, mi ha spaventata Ale (pseudonimo usato da Denisa, ndr), ci tenevo tanto”.

Questo breve scambio getta nuova luce su un possibile contesto coercitivo in cui Denisa e altre donne sarebbero state coinvolte. Si fa strada l’ipotesi dell’esistenza di un sistema di sfruttamento organizzato, con pressioni psicologiche e fisiche esercitate su giovani donne da parte di soggetti dediti a forme di protezione e controllo forzato.

Gli investigatori analizzano i legami e le ultime tracce digitali

Gli inquirenti stanno incrociando dati, testimonianze e tracciamenti digitali per ricostruire i movimenti di Denisa nei giorni precedenti alla scomparsa. Si cerca di comprendere il ruolo delle interazioni telefoniche con la madre, frequenti sia prima che dopo ogni incontro con altre persone, e di valutare se possano contenere elementi utili a chiarire dinamiche ancora oscure.

Particolare attenzione è dedicata anche all’esame delle conversazioni e degli appuntamenti recenti della giovane. Le forze dell’ordine stanno tentando di mappare chi ha visto Denisa nelle ore critiche, se ci siano testimoni silenziosi o contatti chiave ancora da individuare.

Spariti oggetti personali e soldi: la pista del movente economico

Dal sopralluogo effettuato nella stanza in via Ferrucci a Prato, dove la ragazza alloggiava, sono emersi elementi che rafforzano l’ipotesi del sequestro. Oltre agli effetti personali scomparsi, manca una somma di denaro in contanti, presumibilmente il frutto di guadagni ottenuti nei giorni precedenti alla sparizione. Questo dettaglio lascia pensare a un possibile movente economico, o comunque a un tentativo di sottrarre alla giovane ciò che possedeva.

Un’inchiesta complessa che potrebbe rivelare uno scenario più ampio

Il caso Denisa Adas potrebbe non essere isolato. L’insieme degli elementi raccolti – tra perquisizioni, testimonianze e messaggi – lascia intuire l’esistenza di un quadro molto più ampio e potenzialmente criminale, con possibili implicazioni che vanno oltre la singola scomparsa.

La Procura prosegue il lavoro investigativo in stretto riserbo, ma il timore è che Denisa sia stata trascinata contro la sua volontà in una rete organizzata, probabilmente già nota alle forze dell’ordine. Ogni dettaglio può essere determinante per ritrovarla e, soprattutto, per disarticolare un eventuale sistema di sfruttamento.

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