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Blitz dell’esercito israeliano sulla nave della Freedom Flotilla con Greta Thunberg a bordo: attivisti sequestrati

Un’azione scioccante nel cuore della notte

Nella notte tra l’8 e il 9 giugno, si è consumato un evento che scuote le coscienze e impone una riflessione globale su ciò che stiamo tollerando come comunità internazionale. L’esercito israeliano ha compiuto un’incursione militare violenta e fulminea sulla Madleen, l’imbarcazione della Ong Freedom Flotilla diretta verso la Striscia di Gaza con a bordo un carico di aiuti umanitari. Tra gli attivisti c’era anche l’icona globale dell’attivismo climatico, Greta Thunberg.

Ma quello che è accaduto va ben oltre la semplice cronaca. L’intero equipaggio non è stato arrestato secondo procedure legali: è stato rapito, con un atto di forza che calpesta qualsiasi principio di diritto internazionale.

L’assalto: droni, ultimatum e la violenza delle armi

Secondo testimonianze e ricostruzioni raccolte nelle ore successive, prima dell’irruzione si è verificata una fase di intimidazione tecnologica: uno sciame di droni ha sorvolato il ponte della nave, generando panico e caos tra gli attivisti. Poi, è arrivato un ultimatum minaccioso, seguito da un’azione diretta e armata da parte delle forze speciali dell’IDF (Israel Defense Forces).

Dodici attivisti sono stati prelevati con la forza: erano lì per portare aiuti e simbolicamente rompere il blocco che da anni isola Gaza, generando una delle peggiori crisi umanitarie del nostro tempo.

Un crimine di guerra, un altro nella lunga lista

Quanto avvenuto è stato definito da molteplici osservatori internazionali un atto di pirateria militare e un vero e proprio crimine di guerra. Si aggiunge a una lunga scia di azioni arbitrarie e impunite compiute dal governo guidato da Benjamin Netanyahu, il cui nome è ormai legato, in molti ambienti, a pratiche che violano sistematicamente le norme fondamentali del diritto umanitario.

In questo caso, a essere calpestati sono stati non solo i diritti degli attivisti, ma anche i principi stessi su cui si fondano la legalità internazionale e il diritto alla protesta pacifica.

L’indifferenza globale: un silenzio assordante

Ma forse l’aspetto più inquietante e drammatico è il silenzio internazionale. L’Europa tace. L’Italia osserva inerte. Il resto del mondo si rifugia in dichiarazioni vaghe o nell’inerzia diplomatica. Questo silenzio non è neutrale: è complice. È la forma più pericolosa di collusione.

Davanti a un’azione militare che ha messo in pericolo civili disarmati, tra cui una figura simbolica come Greta Thunberg, il mancato intervento di governi e istituzioni è un colpo ulteriore alla credibilità morale dell’Occidente.

Libertà subito per gli attivisti rapiti

Il nostro pensiero e la nostra solidarietà vanno agli attivisti coraggiosi della Freedom Flotilla, che con un’azione simbolica ma concreta hanno cercato di rompere la gabbia che imprigiona un popolo sotto assedio. Occorre mobilitarsi, fare pressione, denunciare, affinché queste persone vengano liberate immediatamente.

Le parole non bastano più. La vergogna da sola non è più sufficiente. È tempo di azioni concrete, di scelte nette, di solidarietà vera. Di fronte a una tale escalation, non possiamo restare spettatori passivi.

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